30 dicembre 2012

Apriamo le porte al nuovo

Il momento di passaggio fra un anno è l'altro è solitamente anche un momento tipico per i bilanci.
Ci troviamo spesso a chiederci che cosa abbiamo fatto, cosa potevamo fare, cosa avremmo dovuto fare.
Molto spesso ci capita di scontrarci con una realtà diversa da quella che vorremmo davvero e ci chiediamo come sia mai possibile che un nuovo anno sia passato senza che le cose siano migliorate, se non sono addirittura peggiorate rispetto ai nostri intenti, programmi e disideri.
La verità è che come disse un saggio una volta non si possono mai ottenere risultati differenti e soluzioni ai problemi adottando le stesse strategie comportamentali che ci hanno causato sofferenze e disagi. Quindi se le cose, in qualche campo della nostra vita, non sono come vorremmo, è ora di partire con un piede NUOVO.
Intendo dire che se vogliamo che nel nuovo anno qualcosa cambi e magari non è neppure la prima volta che ci troviamo a formulare questo desiderio dobbiamo trovare un nuovo modo di fare le cose, agire, e anche pensare, dato che sono proprio i nostri pensieri che attirano la realtà intorno a noi.

Un suggerimento che mi sento di dare è di CHIUDERE CON IL PASSATO...
Almeno in maniera simbolica è possibile lasciarsi alle spalle ciò che non vogliamo più portare con noi semplicemente scrivendolo su un foglietto e trovando il tempo, nella giornata di domani, di bruciarlo all'aperto, lasciando che le ceneri si disperdano nell'aria e sulla terra. Questo contribuirà a far si che la nostra mente cominci a recepire che alcune cose vanno lasciate nell'anno vecchio, e non portate con noi, come graziose ma pesanti valige che ci zavorrano, anzichè farci procedere liberi su nuovi sentieri.

Il secondo suggerimento è FOCALIZZARE GLI OBIETTIVI. Anche se so di averne già parlato (e per questo rimando agli articoli precedenti) non mi stancherò mai di ripetere quanto è importante darsi una direzione. Quello che tutti facciamo, molto spesso, è focalizzare la nostra attenzione su ciò che non vogliamo più, ma così facendo limitiamo il nostro potenziale, perchè la nostra energia resta comunque stagnante, incanalata verso ciò che desideriamo abbandonare, anzichè verso ciò che vogliamo. E' invece molto importante non agire per opposti. Anzichè pensare a cosa non vogliamo, iniziamo a concentrare tutte le nostre energie e i nostri pensieri su QUELLO CHE VOGLIAMO DAVVERO PER NOI. Come buon auspicio è possibile scrivere su un nuovo foglio anche tutto ciò che vogliamo, se abbiamo tempo anche con dovizia di particolari. Più tempo impieghiamo a descrivere ciò che desideriamo avere, infatti, più investiamo nella sua realizzazione, perchè questo ci consente di focalizzare nei minimi dettagli i nostri desideri e di direzionare la nostra attenzione su di essi. Questo secondo foglietto potete bruciarlo, per lanciare la vostra intenzione nell'universo, nel corso dei primi giorni del nuovo anno.

Un bel gioco, che può essere condiviso anche con gli amici, i patner o perchè no, persino i figli è realizzare la PROPRIA SCATOLA DEI DESIDERI PER IL NUOVO ANNO. E' sufficiente prendere una scatola di cartone, tipo scatola da scarpe, ma se preferite anche un contenitore di plastica o del materiale che più vi aggrada. Potete decorarla come volete, secondo il vostro gusto affinchè risulti per voi BELLA. Quando avete finito di abellire la vostra scatola potete RIEMPIRLA DEI VOSTRI DESIDERI, sotto forma di scritti, foto, immagini, disegni, canzoni, oggetti che rappresentino ciò che volete... (Ad esempio una mia amica aveva posto all'interno della sua SCATOLA DEI DESIDERI l'immagine dell'abito da sposa che desiderava indossare, un libro che parlava del lavoro che desiderava fare e un ciuccio perchè voleva dei bambini. Prometto di raccontare le sua storia se mi da il permesso!!:-)). I bambini intenti a riempire le loro scatole dei desideri sono stupefacenti per la loro capacità di credere senza filtri... dovremmo prendere esempio..

L'ultimo suggerimento, ma non meno importante degli altri, che voglio dare, in chiusura di questo articolo, è di METTERE IN CIRCOLO ENERGIA NUOVA. Anche se vi sentite tristi, avete delle questioni da risolvere, anche se vi sembra di non avere risorse, NON FERMATEVI. Le cose possono cambiare solo se noi tiriamo i dadi e giochiamo la partita della vita, non se ci fermiamo e ci lasciamo vivere...Comprate o prendete in prestito un nuovo libro, iscrivetevi ad un corso, accedete a risorse gratuite sul web, partecipate ad attività che si svolgono nei vostri comuni, fate beneficenza, andate a trovare qualcuno che non vedete da tempo, conoscete gente nuova, cercate qualche spunto per realizzare una nuova ricetta di cucina, provate a dipingere, fate una passeggiata nella natura, imparate qualcosa di nuovo....ecc.ecc.... Queste sono solo alcune idee che mi vengono ora, ma sono certa che ognuno di voi sentirà qual'è il modo più vitale per lui/lei per far scorrere energia nuova e potete credermi, quando si ha il coraggio di provare qualcosa di nuovo fioriscono le meraviglie!!!

Augurandomi che i miei suggerimenti possano esservi utili, FACCIO A TUTTI I MIEI AUGURI PER UN 2013 CONSAPEVOLE E PIENO DI AMORE DA DARE E DA RICEVERE.

E ricordate, anche se volete provare quanto ho suggerito in un altro momento dell'anno non c'è problema. E' sempre il momento buono per cambiare, se lo desideriamo.

MUOVETE ENERGIA E SEGUITE L'ONDA...

Con amore.
Virna



19 dicembre 2012

Le parole che non ti ho detto.

A volte, in un passato neanche molto lontano, mi e' capitato di restare imprigionata nei miei stessi pensieri, lacerata da cio' che provavo nel pensare a tutte le parole che non avevo detto. A quelle che avrei voluto dire. A quelle che avrei potuto non dire. La verità e' che spessissimo la nostra tristezza, i nostri "malesseri" hanno a che vedere con qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle, molte volte qualcosa di irrisolto. Sovente quel qualcosa assume la forma di una zavorra che non ci permette di volare liberi e di realizzare ogni giorno della nostra vita al pieno delle nostre potenzialità'. Oggi un insegnante e un uomo che stimo ha scritto una frase molto bella. L'inizio di tale frase era: " se siamo tristi stiamo vivendo nel passato.... " In effetti la tristezza spesso si manifesta quando abbiamo lasciato una parte di noi nel nostro passato. Ogni volta che nella nostra vita ci imbattiamo in un evento che non corrisponde alle nostre aspettative, che rompe il corso che la nostra esistenza ha avuto fino a quel momento, che assume ai nostri occhi e nella nostra percezione delle cose il ruolo di evento traumatico, che non riusciamo a elaborare, allora e' come se una parte di noi si staccasse e restasse chiusa in un castello, come la principessa rapita dal mago cattivo, senza poterne piu' uscire. In quel preciso istante iniziamo a cedere una parte della nostra energia vitale, che si disconnette da noi e si cristallizza in un momento altro, rispetto al presente che viviamo. Ovviamente tutto ciò non e' un bene per noi. Soprattutto quando, oltre alla tristezza, ci portiamo dietro un carico di dolore, rabbia, paura di riprovare lo stesso "dolore" e altre emozioni " sintomo" che compromettono il nostro benessere. Ma che cosa possiamo fare per ricucire la distanza fra la parte di noi che abbiamo "lasciato indietro" e il nostro vero io??? A tal fine sono utilissime e hanno effetti sorprendentemente rapidi e duraturi le tecniche energetiche, come l'Eft, Set, Logosintesi e altre. Ognuno può trovare facilmente quella che più risuona ed e' la più adatta a se'. Ma se nell'esatto momento in cui state leggendo questo articolo avete in mente proprio "le parole che non avete detto" allora forse sarebbe il caso di dirle. Si! Ho scritto proprio così. In fondo penso che non sia mai troppo tardi per dire ciò che sentiamo di voler dire. Ma come fare? Forse le persone con cui vorremmo parlare saranno nel frattempo uscite dalle nostre vite.. Forse la persona cara cui vorremmo parlare non c'è più... Forse la persona verso cui proviamo ancora rancore e' lontanissima da noi e anche se noi stiamo cedendo la nostra energia da un secolo o due per un torto subito da lei/lui, magari quella persona continua inconsapevole la propria esistenza e manco si ricorda chi siamo... Beh la soluzione e' una bella lettera.... Una lettera in cui scrivere tutte le cose che non avete detto, tutte le cose che avreste dovuto dire, e magari anche delle scuse per le cose che avete detto in più... OVVIAMENTE LA LETTERA NON LA DOVETE SPEDIRE. Soprattutto se piena di rabbia o se assume il carattere di uno sfogo per un torto ricevuto. Pero' la dovete scrivere di cuore, esprimendo tutti voi stessi, tutto ciò che vi sentite di dire, per così dire: la vostra versione della storia!!! Dopo averla scritta vi invito a lasciarla nel cassetto per un giorno o due. Trascorso questo tempo potete tirare fuori la lettera dal cassetto, provare a immedesimarvi mentalmente con la persona cui avete scritto e leggerla. Quindi, sempre restando nella posizione percettiva dell'altra persona, dovreste rispondere alla prima lettera con un'altra, proprio come se foste lui/lei che scrive a voi. Quando avete finito piegate il foglio su cui avete scritto la lettera senza rileggerla. Comprate una busta, un francobollo e speditevela con posta ordinaria. Non importa quanto la lettera ci metterà ad arrivarvi. Quando la troverete nella cassetta della posta apritela e leggetela, proprio come se non l'aveste scritta voi. Sono sicura che vi sembrerà strano ma questo semplice esercizio e' molto utile per distaccarsi dalla propria visione delle cose e cominciare ad acquisire nuove prospettive su eventi passati a volte anche molto dolorosi. Ovviamente se avete una conoscenza di tecniche energetiche (e se non l'avete potete impararne alcune di molto semplici gia' leggendo i miei post precedenti su Eft e Set e scaricando materiale gratuito dalla rete) potrete abbondantemente farne uso per trattate tutto cio' che dovesse emergere. Se poi, dopo avere sperimentato quel che vi suggerisco in questo articolo, vi andasse di condividere le vostre impressioni e sensazioni sarà mio piacere leggerle.

1 dicembre 2012

A volte la X è proprio il posto dove scavare....sindrome degli antenati e dintorni




Il titolo del post di oggi ha a che fare con la mia passione per l’archeologia e con i film di Indiana Jones…
Mi ricordo con estremo piacere l’espressione di Harrison Ford quando, nei panni del serio insegnante, ripeteva alla classe che “la x non indica mai il punto dove scavare… quindi scordatevi dei film” salvo poi, più avanti nella pellicola, recuperare il Santo Graal solo grazie ad una provvidenziale serie di mattonelle disposte ad X in una chiesa…
Utilizzando tante diverse tecniche di auto aiuto e facendo anche alcune sessioni con operatori, per superare alcuni “scogli” mi sono resaconto che non sempre è necessario “scavare”.
Non siamo sempre tenuti, per sciogliere le nostre zone d’ombra, ad andare a scavare nel passato e nelle storie familiari. Non è necessario riconnettersi al “trauma” nostro o dei nostri antenati, che chiamerei il “trauma originario”, MA PUO’ ESSERE MOLTO UTILE.
La psicogenealogia, o psicologia transgenerazionale è nata sostanzialmente grazie al lavoro della psicologa Anne Ancelin Schützenberger,considerata la fondatrice della materia. Essa studia tutte le relazioni fra noi e i nostri avi, come una sorta di “rapporti tessuti con fili invisibili”…che possono influenzare le nostre vite e ripercuotersi sul nostro benessere fisico, emotivo e psicologico. Nel suo libro, la Sindrome degli antenati, e negli altri testi da lei scritti, la terapeuta francese (della quale vi consiglio i video su youtube) spiega come a volte, anche a distanza di molte generazioni, la vita delle persone sia condizionata da traumi, lutti, eventi irrisolti, segreti non detti.Tutta questa sommatoria di vissuti, se non elaborati, formano come delle catene invisibili che finiscono per essere tramandate in eredità, un po’ come i caratteri somatici, e vincolano l’esistenza dei discendenti, privandoli di libertà e della possibilità di essere autenticamente se stessi. Quando parlo di essere autenticamente se stessi mi rifaccio nuovamente alla Schutzenberger che ha giustamente sottolineato, in più di una intervista, che “essere liberi è scoprire cosa si è e incarnare questo, magari in modo inedito”, anziché fare ciò che vogliono che facciamo i nostri genitori o il contrario per protesta. Paure irrazionali, insicurezze, ma anche patologie vere e proprie, a volte potrebbero essere il risultato di una mancata elaborazione di eventi capitati ai nostri avi, trasmessi attraverso lo spazio e il tempo mediante una sorta di contenitore psichico universale (concetto che si avvicina molto all’idea dell“l’inconscio collettivo” di Jung). Sempre secondo gli studi della Schutzenberger “è come se tutti noi fossimo in una matrice, che genera, come uno stampino, permettendo la ripetizione di comportamenti e di immagini”. Le nuove teorie della fisica forniscono molte ipotesi su come si potrebbero ripensare i concetti di spazio e tempo, ma al di là del motivo e del modo, che ancora non sono stati identificati  e provati, pare, per riassumere, che si possa verificare il ripetersi di particolari traumi psichici e fisici di generazione in generazione, a volte dando addirittura vita ad un fenomeno detto Sindrome da anniversario (quando unevento, in una generazione, si verifica nella stessa data, oppure, per il singolo soggetto, alla stessa età di un avo al verificarsi dell’evento primario cui il secondo evento è agganciato. Es: stato ansioso in una nipote nei giorni in corrispondenza della tragica morte nel nonno in guerra trent’anni prima). In poche parole è come se ci fosse una memoria ereditaria degli eventi che si trasmette inconsciamente da avo a discendente e così via, in uno speciale gioco di incastri proprio di ogni famiglia. Secondo il principio delle costellazioni familiari, infatti, ogni famiglia è un sistema a se stante, come una costellazione, dove ogni individuo è allo stesso tempo elemento autonomo (come una stella), ma anche collegato a tutti gli altri..
Questo sistema ha un proprio vissuto, un proprio archivio di credenze, un patrimonio di dolore, di non detto, di irrisolto, di colpe, diferite e di sofferenze che vanno elaborati e lasciati andare, per poterci godere la nostra vita liberi dalle catene del passato, magari grazie a tecniche come lo Psicodramma, le Costellazioni familiari o AGER.
Insomma, per concludere, sebbene non sia assolutamente necessario scavare nel passato proprio o degli avi, a volte può essere molto utile farlo, soprattutto in caso si vogliano sbloccare situazioni inspiegabilmente stagnanti o fermare una “catena di eventi sempre uguali”, perché un determinato evento primario, o persino quel “non detto”, quel segreto taciuto a tutti i discendenti per vergogna che rappresentano simbolicamente“una grande X” per la nostra famiglia, sono proprio il posto dove scavare…

23 ottobre 2012

LA CHIAMATA

La zona “morta”, cioè la nostra zona comoda è quella in cui ci muoviamo agevolmente ogni giorno.
E’ lo spazio conosciuto, contrapposto a tutti quei territori che consideriamo inesplorati e che non hanno mai fatto parte della nostra esperienza….
Ma per compiere la nostra evoluzione, prima o poi, siamo tutti chiamati ad abbandonare il conosciuto per andare oltre.
Il famoso studioso americano Joseph Campbell ebbe il merito, nel suo testo “L’eroe dai mille volti”, di rintracciare le somiglianze fra i racconti mitologici e le grandi religioni di tutti i tempi, arrivando a descrivere lo schema di un modello comune, che “emerge dall’inconscio collettivo” ed è lo stesso per tutti i popoli della Terra, in qualunque epoca.
“Il viaggio dell’Eroe”, questo modello comune, si realizza in maniera differente per ogni individuo, a seconda della propria individualità, delle proprie aspirazioni, dei propri sogni e di ciò che potremmo chiamare “il proprio scopo sulla Terra”.
L’inizio del viaggio comincia sempre con una chiamata. Differente anch’essa per ogni soggetto, può manifestarsi ad esempio come un desiderio di realizzare qualcosa, come un momento di forte crisi personale, come un  lutto o un evento che non ci consente di continuare la nostra vita come abbiamo fatto fino a quel giorno, come uno tsumani emotivo, come un contatto, un incontro o l’unione con un’altra persona, e così via…..
Tutti questi tipi di chiamate, però, hanno una caratteristica comune: ci invitano a uscire dalla nostra zona comoda, dal territorio conosciuto, per arrivare, parafrasando un famosissimo film “là dove nessun uomo è mai giunto prima”, o meglio ancora, là dove noi non siamo mai giunti prima!
Ma cosa succede a quel punto?
Cosa succede quando noi riceviamo la chiamata?
Tutti i nostri sistemi entrano in “reazione”.
A volte, dopo la chiamata, saltiamo direttamente nell’ignoto e magari ci felicitiamo anche con noi stessi per non aver avuto paura di farlo.
Molto più spesso, però, capita che qualcosa possa bloccare l’individuo e impedirgli di uscire dalla soglia, cioè di varcare il limite fra il noto e ciò che appare come novità.
Davanti alla soglia, o anche, a volte, appena varcata, ci imbattiamo in una sorta di Guardiano… qualcuno, qualcosa, quella voce nella nostra testa che ci dice “non farlo, non andare, ma no….. dai, resta qui, è più facile ….ecc…ecc…”.
Questo può portare la persona a rifiutare (anche se poi dovremmo chiarire che si tratta di allontanare) la chiamata e spesso e volentieri lo lascia prostrato, molte volte tormentato e diviso, fra l’“istanza” che gli canta dentro e ciò che ne inibisce l’evoluzione. In moltissimi casi dopo il rifiuto, il soggetto appare sofferente nella psiche o nella sfera delle emozioni e in conseguenza di ciò, se le cose non cambiano, egli finisce per soffrire anche nel corpo.
Anche successivamente, però, l’”eroe” può accogliere la chiamata e mettersi in cammino per realizzarla, affrontando le prove che gli si pongono davanti; grazie all’aiuto delle guide e degli aiutanti che incontra lungo il cammino; sconfiggendo i demoni che arriveranno sulla strada per fermarlo e riuscendo infine, proprio grazie a tutti questi passaggi, a completare la trasformazione di se stesso conquistando una nuova consapevolezza e la libertà di realizzarsi pienamente e di aiutare gli altri, se lo desidera, a realizzarsi a loro volta.
Dopo questo rapido riassunto del modello del “viaggio dell’Eroe”, molti si staranno facendo la stessa domanda: “ma come si esce dalla zona comoda? Anche se ho sentito la chiamata, anche se sento dentro la spinta a realizzare (un sogno – un progetto – un’attività – un cambiamento), anche se mi è franato tutto sotto i piedi e vorrei ricostruire, come faccio a andare oltre ciò che sono stato fino ad oggi?”
Mi sono resa conto lavorando con le persone che molto spesso la fase più difficile del cambiamento è nel ripensarsi nuovi, quasi che ci affezionassimo alle etichette che ci mettiamo o ci mettono addosso gli altri.
Spesso la confusione che tendiamo a fare riguarda il piano dell’identità. Non ci rendiamo conto che i nostri comportamenti non hanno nulla a che vedere con CHI NOI SIAMO, bensì semplicemente con COME SIAMO ABITUATI AD AGIRE, sulla base di ciò che facevano le figure di riferimento, di ciò che abbiamo sperimentato, delle esperienze già vissute o cui abbiamo assistito, e anche in virtù di un concetto molto semplice “quello del minimo sforzo”, perché fare ciò che già sappiamo fare costa meno fatica.
Ogni giorno però, nonostante  gli schemi appresi, possiamo valutare dove siamo. E possiamo utilizzare tecniche come EFT e LOGOSINTESI per affrontare ciò che ci blocca, da soli o con l'aiuto di un operatore esperto.
Se ciò che percepiamo intorno a noi, ciò che vediamo, ciò che abbiamo, nel campo del lavoro, delle finanze, delle relazioni, della nostra realizzazione ci piace possiamo continuare sulla via intrapresa.
Se invece qualcosa non và, se ci sentiamo insofferenti, insoddisfatti o irrisolti, se le emozioni che proviamo ci lanciano segnali di allarme, allora forse è proprio il caso di ascoltare dentro di noi la vera voce della nostra Essenza e ciò che ci vuole dire.
Forse quella voce ci sta invitando ad USCIRE DALLA ZONA COMODA e DONARCI IL NUOVO, L’INESPLORATO, L’INEDITO.
FORSE STIAMO PER INIZIARE UN VIAGGIO….
VERSO DOVE?
DOVETE DIRLO VOI, VOI LO SAPETE.
Infatti vi chiedo di fare silenzio ed ascoltarvi, DAVVERO.
QUAL’E LA VOSTRA CHIAMATA?

17 settembre 2012

LE LUCI E LE OMBRE

Chiunque desideri fare il coach o lo sia già agisce, nel lavoro come nella vita, sulla base di alcuni presupposti fondamentali, primo fra tutti che in ogni individuo ci siano già tutte le risorse per realizzare al meglio il proprio scopo su questa Terra.
Quello che un coach tende a fare, perciò, non è fornire soluzioni facili, o sostituirsi al cliente nel processo decisionale, bensì aiutare gli altri a raggiungere il massimo livello delle proprie capacità, orientando il singolo verso la definizione dei risultati da lui desiderati e quindi guidandolo nell'individuazione e nell'utilizzo di qualità che egli spesso non sfrutta, pur possedendole.
Mi piace pensare che il coach, un coach con la C maiuscola, possa fungere da faro, di modo che la persona che gli si affida sia agevolata nel vedere sia le luci, cioè i propri potenziali, magari mal impiegati, sia le ombre che porta in sè sotto forma di schemi e convinzioni limitanti, paure e insicurezze al fine di lasciarle andare. Troppo spesso infatti facciamo come il protagonista di quella favola che mi hanno raccontato qualche anno fa, che non si voleva più muovere dalla sua stanza, certo che se lo avesse fatto un fantasma sarebbe saltato fuori dall'armadio per divorarlo. Così facendo quell'uomo sprecò moltissimi anni di vita, finchè un ragazzino ignaro entrò nella stanza con una torcia, e illuminando l'interno dell'armadio gli permise di vedere che il tanto temuto fantasma era solo un cappotto appeso ad una gruccia di legno.
Lo so, questa storia sembra un estremizzazione, eppure molti di noi si bloccano, invece di agire, terrorizzati da chissà quanti e quali "fantasmi". Convinti che un passo falso potrebbe costare loro la vita, la tranquillità, la reputazione, la stima degli amici e dei familiari, restano ingabbiati in situazioni non desiderate, imposte da altri, scelte per default e a volte anche assurde, pur di non affrontare il cambiamento, incapaci di rendersi conto che così facendo tradiscono se stessi e si relegano in una zona d'ombra.
Certo, lavorando su me stessa e con le altre persone mi sono resa conto che il cambiamento è la cosa che terrorizza di più. Prima di tutto perchè tendiamo ad affezionarci ad un'idea di noi, messa insieme a volte anche con molta fatica nel corso degli anni, e lasciarla andare sembra quasi voler dire che perderemo la nostra identità. In secondo luogo molti hanno ereditato o appreso da soli una teoria secondo la quale il cambiamento è comunque dannoso, quasi che la felicità si possa raggiungere solo nella staticità. Purtroppo però, facendo questo, contraddicono il primo principio fondamentale della vita, e cioè il MOVIMENTO. Se ci fosse staticità infatti ci sarebbe morte, mentre la vita rinnova continuamente se stessa attraverso il cambiamento.
Imparare a gestire un cambiamento, anche molto radicale, nella nostra vita, passa da una tappa obbligata. Aumentare la propria consapevolezza e l'autoconsapevolezza di cui siamo in possesso, cioè sapere cosa sta esattamente accadendo fuori  e dentro di noi senza lasciarsi fuorviare da emozioni, ricordi, aspettative e desideri.
Quali sono le difficoltà maggiori nel fare questo?
Superare il mormorio incessante dei pensieri attraverso l'osservazione.
ASCOLTO, ASCOLTO, ASCOLTO, di se stessi, delle proprie emozioni, dei propri pensieri, senza resistere, ma diventando osservatori esterni di tutto ciò che avviene è un utilissimo mezzo per aumentare la consapevolezza, e l'autoconsapevolezza e per renderci LIBERI, perchè ABBIAMO SEMPRE IL CONTROLLO SU CIO' DI CUI SIAMO CONSAPEVOLI, MENTRE CIO' DI CUI NON SIAMO CONSAPEVOLI CI CONTROLLA.
Ogni volta che fate qualcosa, cominciate a portare la vostra attenzione su quella cosa. Chiedetevi esattamente cosa state facendo, toccando, sentendo, provando, gustando, pensando.
Vivete ogni momento con più presenza.
OSSERVARE, PERCEPIRE, ASCOLTARE vi consentiranno di mappare la realtà del vostro QUI ed ORA e vi apriranno al cambiamento.
Ogni volta che  ci troviamo a "rivivere qualcosa" come se stessimo seguendo un cannovaccio che ci imprigiona, ogni volta che ci sembra di non riuscire a uscire da un determinato schema di azione, ogni volta che vogliamo operare un cambiamento consapevole nella nostra vita,  nel nostro modo di agire, dobbiamo prima di tutto RICONOSCERE CHE E' IN ATTO UN COMPORTAMENTO, poi ACCETTARE CHE SI TRATTA DI UNA REAZIONE CONDIZIONATA e infine ESSERE DISPOSTI A LASCIARE ANDARE QUEL DETERMINATO COMPORTAMENTO, verificando quali sono le ombre, le zone comode, i vantaggi secondari che lo stesso ci consente di mantenere....
Se sapremo fare questo, se sapremo portare luce nelle nostre aree più buie allora nulla ci impedirà di ABBANDONARE CONSAPEVOLMENTE IL CONDIZIONAMENTO O L'ABITUDINE DANNOSI E VIVERE LIBERI DI ESPRIMERE FINALMENTE IL NOSTRO VERO IO.

18 agosto 2012

IL PRIMO PASSO

Quante volte ci lamentiamo di quello che non ci piace? Quante volte, durante le nostre giornate, ci potremmo scoprire intenti a pensare o dire agli altri cosa "non" vogliamo, se solo adottassimo un pò di focalizzazione sul momento presente? Ebbene, spesso questo è proprio il motivo per il quale la nostra vita "stagna", non progredisce, e restiamo molto lontani da quelli che sarebbero i nostri veri desideri.
Molti di noi non hanno mai imparato a fare chiarezza.
Molti di noi hanno appreso l'arte della lamentela anzichè apprendere come programmare una strategia di successo..
Molti di noi non hanno mai neppure provato a fermarsi per chiedersi dove vogliono andare.
La verità prima su cui focalizzare la nostra attenzione è che ciò che pensiamo di essere saremo.
Proprio per questo motivo Henry Ford ha affermato: "sia che crediamo di avere successo, sia che pensiamo di fallire, avremo comunque ragione."
Dando per assodato questo principio, secondo cui attiriamo nella nostra esistenza tutto ciò su cui concentriamo i nostri intenti e il nostro pensare, è nostro interesse focalizzare nel modo più definito possibile quello che davvero vogliamo.
Solo così potremo ottenerlo, magari anche in tempi più brevi di quel che crediamo.
L'unico modo che abbiamo per fare chiarezza è compiere un viaggio all'interno di noi stessi che ci consenta di analizzare e mettere in luce prima di tutto ciò che amiamo davvero, ciò che ci appassiona, ciò che è in grado di motivarci al punto da spronarci ogni mattina ad alzarci dal letto. Sarà quindi possibile, alla luce di quanto emerso, calibrare la differenza fra dove siamo e chi siamo nel momento presente e dove e chi vogliamo davvero essere (il nostro stato desiderato).
Un semplice aiuto nella focalizzazione ci può venire dallo scrivere tutto ciò che vorremmo, proprio come se scrivessimo una lista della spesa, facendo però attenzione a che i nostri obiettivi siano espressi in maniera da essere:
chiari e concisi,
positivi (non cosa non voglio, bensì cosa desidero invece),
misurabili attraverso degli elementi oggettivi (ad esempio se ci diamo l'obiettivo di aumentare le vendite lo vedremo dai conteggi),
definiti nel tempo (ad esempio voglio perdere un chilo in un mese),
accettabili secondo i nostri valori, la nostra etica e i nostri principi
e  infine raggiungibili nel pieno rispetto della nostra salute e di noi stessi ( non posso impormi un obiettivo che metta a repentaglio il mio stato psicofico, come ad esempio entrare in una taglia 42 in un mese se ora ho la 48 :-)).
Dunque, riassumendo, il primo passo per cambiare le cose è decidere cosa vogliamo.
Proviamo pertanto a focalizzarci su un'area della nostra vita. Il nostro cuore ci suggerirà quella che per noi è in questo momento la più importante, quella che vogliamo di più modificare. Poi scriviamo nello specifico cosa vogliamo, il nostro obiettivo in quell'area.
Definiamo quindi perchè vogliamo che questa cosa si realizzi, cercando di trovare quante più motivazioni possibili.
Annotiamoci entro quando vogliamo che questo obiettivo si realizzi.
Decidiamo un primo passo, da compiere OGGI, non domani...
Definiamo i passi successivi che intendiamo compiere.
E AGIAMO...

17 luglio 2012

CREATORI


Quando la vita che stiamo vivendo ci appare essere tutto il contrario di ciò che desideriamo è comunque sempre difficile per la maggior parte di noi, evitare di cercare colpe all'esterno e guardarsi dentro...... e' complicato ascoltare la propria essenza che grida, al punto che spesso scegliamo di smettere di sentirla....E' difficile, per molte persone, dar retta a quella voce interiore che chiede di fermarsi, di cambiare rotta, di stravolgere le proprie illusioni per non morire.... ecco perchè alcuni, di fronte a questo tipo di chiamata scelgono di resistere e lentamente soccombono, sotto il peso di una vita che di vita non ha nemmeno l'aroma artificiale... e trattenendo dentro rabbia e dolore contro il mondo, perchè non gli ha donato una vita diversa, così inconsapevoli che nemmeno immaginano che la vita la creiamo ogni istante con i nostri pensieri.
Mi sono ritrovata anche io in questa situazione....
Continuavo a cercare le colpe fuori, in un destino avverso e infelice...
Continuavo a crearmi alibi e scappare sempre più lontano da me...
Finchè la vita non mi ha fermata con un impattto talmente brusco da togliermi il fiato...
Allora ho sentito la chiamata molto forte e chiara e ho iniziato un nuovo cammino...
Mi sono resa conto che tutta la nostra realtà è frutto dei nostri pensieri.
Come recita un celebre verso del vangelo, infatti, è proprio vero che "dai frutti conosceremo l'albero".
Così, allo stesso modo, se ci facciamo un pò di attenzione, da tutto ciò che si materializza nella nostra realtà in ogni istante abbiamo modo di riconoscere ogni giorno quali sono i nostri pensieri, dove si orientano, in che cosa ci aiutano e in che cosa finiscono per bloccarci.
E una volta che li abbiamo identificati abbiamo anche il potere di cambiarli perchè, come mette bene in evidenza il nuovo libro di Neale Donald Walsh "La tempesta prima della calma":
NOI NON SIAMO VITTIME, BENSI' CREATORI;
NON POSSIAMO FARE NESSUN CAMBIAMENTO MANTENENDO I COMPORTAMENTI GIA' UTILIZZATI IN PRECEDENZA;
NON C'E' NESSUNA COLPA DA ADDOSSARCI SULLE SPALLE, BENSI' DOBBIAMO TUTTI ASSUMERE IL CONTROLLO E LA RESPONSABILITA' DELLA NOSTRA ESISTENZA...
Ogni giorno abbiamo a disposizione il libero arbitrio, possiamo decidere cosa pensare e quindi cosa realizzare nella nostra vita, perchè l'Universo è governato da semplici leggi, la prima delle quali è che  IL PENSIERO CREA.
Avere chiaro su cosa si soffermano i nostri pensieri è quindi di importanza fondamentale, affinchè impariamo a desiderare, a concentrarci, a essere ciò che vogliamo veramente essere e non qualcosa che sia frutto di esperienze passate, di conclusioni o convinzioni magari limitanti, dei desideri di qualcun'altro...ecc.
Focalizzare i nostri pensieri sull'Anima, imparare, per così dire "a desiderare i desideri che l'Amore avrebbe per noi", espandere la nostra Consapevolezza restando nel momento presente ci consentiranno di vivere al meglio la nostra vita, continuando a godere di questo meraviglioso viaggio che stiamo facendo sulla Terra, godendo ogni parte del viaggio stesso fin nel più piccolo dettaglio, accettando che in fondo non si arriva mai da nessuna parte... perchè arrivare significherebbe morire...
Ma la morte non esiste.
E' solo un'illusione che ricopre un cambiamento...
Quindi, per tornare al punto di partenza, non c'è mai un valido motivo per bestemmiare contro la vita, quando essa non è come vorremmo; tutto ciò che dobbiamo fare è riallinearci con la nostra vera Essenza, che sa sempre cosa è meglio per noi, al di là di qualunque pensiero limitante o di qualunque squilibrio nel nostro sistema energetico.
Non c'è mai un motivo valido per essere ostili con il nostro prossimo, con noi stessi o con qualunque creatura, anche se difendersi è lecito e anzi doveroso.....
Smettiamo di nasconderci dietro una maschera...
Smettiamo di mettere a tacere quella vocina che sempre ci canta dentro nella speranza che la ascoltiamo, una buona volta, e cominciamo a vivere, a sorridere, a respirare...
Amiamoci abbastanza da vivere, invece di accontentarci di "tirare avanti"...

6 luglio 2012

Lenti colorate

Che siano rosa, lilla o grigio fumo, tutti noi, se non siamo dotati di particolare autoconsapevolezza, indossiamo una sorta di lenti colorate attraverso le quali vediamo la realtà, non per come essa e', bensì sulla base dei nostri condizionamenti. In base a ciò che ho vissuto, alle esperienze che ho fatto, e agli eventi più o meno traumatici di cui e' stata costellata la mia infanzia, avrò occhiali differenti e non riuscirò a vedere ne le persone ne i nuovi eventi quotidiani per come sono, se non mi libero della mia "storia personale". Se per esempio sono cresciuto in un clima aggressivo, dove venivo castrato e giudicato in tutto ciò che facevo, molto probabilmente il mio modo di vedere il mondo sarà influenzato da questo. Penserò che gli altri sono pronti a minacciarmi e a criticarmi, vedrò ogni gesto, anche quelli gentili, come una provocazione che mi procurerà uno stato ansioso indotto da pensieri diffidenti, come ad esempio: "E perché sei gentile ora? Cosa vuoi veramente ottenere? Mi giudichi allora incapace di fare da solo? ecc." Probabilmente, se fossi reduce da una storia particolarmente complessa, potrei aggredire gli altri per difesa, non rendendomi affatto conto che magari non sono per nulla minacciato nel presente, anche se può essere successo nel passato. Il punto sta proprio qui. Per vivere a pieno la mia vita devo essere in grado di de-condizionarmi e liberarmi dalla morsa delle esperienze passate. Questo e' possibile quando riesco a prendere coscienza della "mia" personale "visione distorta" della realtà perché allora posso cambiarla. Quanto riesco a diventare auto-consapevole influenza profondamente la mia consapevolezza degli altri e degli eventi e mi offre l'occasione di gestire al meglio ogni esperienza, nel qui e ora. Un percorso di coaching aiuta le persone ad aumentare la loro consapevolezza e il senso della responsabilità degli eventi perché riconosce all'individuo il suo vero valore e la sua capacita di autogestirsi. Il coaching e il coaching di se stessi portano ad eliminare i propri ostacoli interni che possono essere tutti riassunti sotto la stessa voce: "PAURA". Sia essa la paura del fallimento, del giudizio, di non essere accettati, del tradimento o dell'abbandono, spesso questa "paura" si trasforma in pensieri e reazioni limitanti, che ci congelano in una condizione molto diversa da quella che desideriamo. Non ha importanza se la paura deriva da fattori interni o esterni. Non ha neppure importanza risalire al trauma originario che ci ha fatto sviluppare determinate convinzioni o conclusioni. Se non riconosciamo cosa ci condiziona esso ci blocca e ci tiene ingabbiati in un esistenza molto al di sotto di quella che meritiamo. Ma in ogni percorso di coaching, di sviluppo personale e di cambiamento dobbiamo passare per quattro fasi definite.
1 riconoscere che e' in atto un determinato comportamento o atteggiamento.
2 accettare che si tratta di una reazione condizionata.
3 essere disposti ad abbandonare il comportamento o atteggiamento.
4 abbandonare consapevolmente il comportamento o l'abitudine che non ci sono vantaggiosi.
Per muovere i primi passi nella direzione di aumentare la nostra consapevolezza può essere utilissimo farci alcune domande semplicissime, che hanno il duplice scopo di fermare il flusso dei pensieri inconsapevoli e di indagare ciò che sta realmente succedendo nel qui ed ora del nostro comportamento/azione:
1 da dove viene questo pensiero/azione/reazione/sensazione?
2 e' una mia scelta oppure arriva da qualcun'altro/dall'esempio di qualcuno che per me e' influente, da norme, precetti, regole imposte dai miei genitori/insegnanti/guide religiose?
3 e' vero oppure e' una mia conclusione/supposizione/convinzione?
Ciò che non riconosciamo ci tiene imprigionati... Per questo e' bene riuscire a vedere che occhiali abbiamo addosso, che colore hanno le lenti con cui guardiamo il mondo. Solo così avremo la libertà di DECIDERE se tenerle o cambiarle.
Liberamente tratto dalla lettura di " Coaching" di John Whitmore.

8 giugno 2012

Onora i figli e le figlie

Moltissimi di coloro che leggono avranno senza dubbio, come me, ricevuto un'educazione di stampo cristiano cattolico. Questo significa presumibilmente che, anche se magari non li hanno mai imparati a memoria, avranno sentito ripetere migliaia di volte i dieci comandamenti. Ebbene, il quarto comandamento recita: ONORA IL PADRE E LA MADRE. Facendo una breve ricerca in internet, mi ha colpito un sito in cui viene precisato che nel testo originale non si dice obbedisci, ama o rispetta, bensì "onora", e che in lingua ebraica onorare si dice "kappod" che significa "essere pesante": il quarto comandamento dice perciò di dare peso alla madre e al padre, di riconoscerli come importanti, rendere loro ciò a cui hanno diritto e attribuire il posto che spetta loro nella vita della famiglia. Ebbene, questo è un bellissimo comandamento, purchè non venga mal interpretato al punto da indurci a radicare in noi la convinzione che vadano onorati solamente il padre e la madre, a scapito magari della nostra stessa essenza. A me, infatti, piace moltissimo pensare che il comandamento che recita "onora il padre e la madre" possa essere letto, oltre che nel senso sopra menzionato, anche e soprattutto come un invito, dal significato ancora più profondo, ad onorare, cioè dare il giusto peso, anche al maschile e al femminile che coesistono dentro ognuno di noi, e mi spingo oltre, fino a pensare che possa essere legittimo affiancare al comandamento stesso un altro enunciato, altrettanto fondamentale e che dovrebbe essere tenuto nella medesima considerazione "ONORA I FIGLI E LE FIGLIE". Subito prima di questo post, infatti, ho deciso di pubblicare copia della  Dichiarazione dei diritti del fanciullo, adottata dall'ONU nel 1959 e che recita, testualmente, nel proprio preambolo "considerato che l'umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa"....e arriva a sancire, al punto sesto che "ll fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d'affetto e di sicurezza materiale e morale." Ecco allora che, a mio avviso, dovremmo sempre onorare il padre e la madre, ma, come padri e madri dovremmo onorare i nostri figli e le nostre figlie, consentendo loro di poter sviluppare se stessi in piena libertà, coadiuvando la loro crescita armonica nel rispetto della loro natura, nella considerazione delle loro doti e delle loro caratteristiche uniche e individuali, consapevoli che non sono oggetti, o bambolotti, o schiavi sui quali scaricare le nostre paure e le nostre frustrazioni, o da voler manovrare per crearne le nostre brutte o belle copie. Essi sono invece anime nostre pari, che come noi hanno deciso di incarnarsi al fine di sperimentare un'esperienza in un corpo umano, e che hanno in se stessi la stessa scintilla divina che brilla anche in noi. Ecco che la mia riflessione di oggi mi spinge dunque a pensare che ogni creatura che viene su questa bellissima Terra ha il diritto di essere amata, rispettata e protetta. Essa ha il diritto di apprendere che l'amore e il rispetto per ogni essere vivente e per ogni cosa sono la via migliore per onorare la vita stessa; che la vita è vita e non muore mai; che ogni cosa nella vita o é frutto dell'amore o della paura, ma ogni paura può essere superata. Ogni essere umano ha il diritto di venire educato a comprendere che non è vittima di un destino immutabile, e che nulla è frutto del caso, perchè il pensiero crea e pertanto ogni individuo ha già  in sé il potere di plasmare la propria esistenza come più lo aggrada al fine di realizzare lo scopo che lo ha portato qui. Ogni creatura che viene su questo pianeta bellissimo dovrebbe essere educata a comprendere che non esistono colpe, bensì solamente responsabilità rispetto ad ognuna delle proprie scelte e delle proprie azioni e che agire da persone responsabili significa riconoscersi come colui o colei che crea ciò che vive; che non esistono cose che capitano per il nostro male, bensì, in un mondo in cui tutto è energia, e nel quale anche noi siamo energia che vibra ad una determinata frequenza, il modo in cui vibriamo attira a noi cose, eventi e persone per aiutarci a progredire nel nostro livello di consapevolezza e per indurci, nel caso viviamo uno stato di disarmonia, a cambiare le nostre frequenze, per vivere felici e in armonia.... Onoriamo allora, noi per primi, le nostre madri, i nostri padri, ma anche i nostri lati maschili e femminili, e soprattutto, se ne abbiamo, i nostri figli e le nostre figlie, affinché sia da noi che l'umanità possa partire a dare il meglio di sè!

15 maggio 2012

E se per caso.....

Lo so, si vede, mi piacciono molto i puntini di sospensione, mi danno l'idea che ci possa essere sempre un momento di riflessione, in cui ognuno di noi ferma tutto, ma non per "scendere da un mondo sbagliato", come diceva ironicamente la piccola Lucy nei Peanuts, bensì per guardarlo più in profondità, il mondo... E se non gli piace iniziare a cambiarlo! Oggi mi sono ritrovata davanti un paio di momenti di quelli critici. Quei momenti in cui le cose non vanno come vorresti e, siccome stai vivendo un copione già visto, la tua pazienza rischia di esplodere in tempi brevissimi, perché ti chiedi "come mai di nuovo?" e la rabbia si amplifica, grazie a questa semplice domanda. Ebbene, tanti passi dietro le spalle mi hanno portato in dono una teoria che ho abbracciato, perché ne ho verificato la solidità sulla mia pelle. Questa teoria dice che ogni volta che abbiamo una reazione essa non e' mai giusta o sbagliata, ma semplicemente adeguata o meno alla situazione che stiamo vivendo, e se noi non siamo radicati nel presente, quasi sicuramente sarà sproporzionata in eccesso. Mi spiego. Dentro di noi ci sono dei meccanismi biologici essenziali, in azione ventiquattro ore su ventiquattro per consentirci la sopravvivenza. Uno di questi e' quello che ci permette di apprendere attraverso gli esempi, le esperienze, ciò che ci viene detto dalle figure di riferimento...ecc. Apprendere che mettendo una mano sul fuoco mi faccio male e' fondamentale, e che i miei genitori possano tramandarmi la lezione oralmente senza che io mi bruci per capire, dato che altri esseri umani hanno già fatto la stessa scoperta, risulta essere non solamente proficuo, bensì ultra economico, perché mi risparmia tempo ed energia. Ora, la difficoltà, o meglio la sfida che ci troviamo ad affrontare spesso, e' che molte volte, quando un evento ci risulta difficile da gestire e proviamo dolore in conseguenza ad esso, introiettiamo uno schema che può non risultare sempre utile. Se e' vero che il fuoco brucia sempre e va sempre maneggiato con attenzione, non e' altrettanto vero per esempio, che se sto vicino al fuoco mi brucerò per forza. Se pero' una volta che ero vicino al fuoco mi sono avvicinato troppo, mi sono ustionato, ho fatto un mese di ospedale e ho sofferto enormi dolori può essere che io, non riuscendo a gestire l'evento doloroso, abbia radicato una fobia anche nei confronti di un accendino, e ogni volta che vedo qualcuno accendersi una sigaretta scappi a gambe levate, non riuscendo più a condurre un'esistenza normale. Questo non e' più ne utile ne economico, bensì solo limitante, ed avviene perché una parte di me e' rimasta congelata nel passato ed e' ferma al momento del "trauma". Ogni volta che un qualunque elemento dell'ambiente mi rievoca l'esperienza traumatica io non sono più nel presente, ma torno nel passato con la memoria e reagisco con la carica emozionale di allora. Questo avviene in molti modi. Per esempio può succedere che una volta il nostro capufficio ci abbia convocato per farci un richiamo, che abbia urlato e che in conseguenza ci siamo sentiti feriti dalle sue parole e dal suo modo di fare. Oggi può essere che ogni volta che il capo ufficio ci chiama noi cominciamo a sudare freddo e tremare all'idea di rivivere la stessa esperienza, perché una parte di noi, ferma nel passato, si riattiva al solo suonare del telefono quando vediamo il numero del capo lampeggiare. Ebbene, ci sono un sacco di metodi per sciogliere queste memorie limitanti, scongelando le parti di noi rimaste intrappolate in esperienze dolorose già vissute e riportando interamente in nostro possesso l'energia che abbiamo ceduto. Fra le prime mi vengono in mente Eft e Logosintesi, ma anche altre come la psicosomatica, la terapia verbale ecc. Anche se mi riprometto di scrivere un articolo su queste tecniche prestissimo, e nel frattempo e' possibile per tutti leggerne e approfondire nei siti italiani dedicati a queste discipline, oggi mi sono detta che può già essere un primo e utilissimo passo cercare di fermarsi a riflettere prima di reagire. Quando l'evento che stiamo vivendo ci fa montare dentro una forte emozione, come odio, rabbia, tristezza, soprattutto se ci troviamo a gestire una "vocina" nella testa che sussurra "DI NUOVO.........." penso che la prima cosa che possiamo impegnarci a mettere in pratica sia regalarci "tre puntini di sospensione" fra ciò che sta succedendo e qualunque gesto ci venga in mente di fare. A quei puntini, ve lo assicuro, potete sovrascrivere molte cose, in primis una domanda molto semplice da fare a voi stessi: "E se per caso ci fosse un altro modo di guardare questa faccenda?", oppure "E se per caso quello che vivo mi volesse comunicare qualcosa?" Ho sperimentato personalmente che fermarsi un momento ha la grande utilità di darci il tempo di osservare l'emozione e distaccarci da essa. Inoltre chiedersi se c'è un'altra prospettiva più utile da cui guardare le cose, se fatto con intenzione sincera, potrebbe anche portare delle risposte che magari, in prima battuta, non ci saremmo mai aspettati.

13 maggio 2012

Un milione di scarpe

Oggi, che è la festa della mamma, e mi sono confrontata con tante differenti generazioni di mamme, mi fa piacere tornare con la memoria ad un dialogo avuto con il mio padre spirituale tanti anni fa. Ricordo che gli stavo dicendo che non vedevo l'ora di arrivare..... e lui mi interruppe commentando "ma benedetta ragazza, arrivare dove? secondo te si arriva davvero da qualche parte, se non per ripartire di nuovo?" Oggi, che sono sia figlia che mamma, sia allieva che maestra, sia amata che amante, mi ricordo di quelle parole con grande gioia. Penso davvero che avesse ragione lui. Tutti noi veniamo su questa Terra per fare un particolare percorso, che è solo nostro. E quasi tutti noi, alla fine della nostra incarnazione, potremmo, guardando indietro, perdere il conto delle scarpe che abbiamo consumato.Ovviamente intendo sia scarpe reali che immaginarie, perchè la vita è movimento e se siamo vivi ci muoviamo, in senso fisico, ma anche in senso lato...ogni volta verso un nuovo obiettivo, ogni volta verso una nuova scoperta, ogni volta verso un nuovo livello di consapevolezza, finendo per consumare molte scarpe. Così sto facendo io e così hanno fatto mia madre prima di me e sua madre prima di lei....Tutto ciò che incontriamo nella vita, infatti, sia esso motivo di gioia, o da noi visto come doloroso, non serve ad altro che a farci andare avanti lungo il nostro sentiero, un passo dopo l'altro........ per realizzare il nostro scopo. Magari, a volte, siamo così presi dall'idea di dover arrivare da qualche parte che camminiamo in fretta, ci stanchiamo, ci fermiamo indispettiti, ci rialziamo, prendiamo la rincorsa, ci viene voglia di mollare tutto ma poi ripartiamo. Magari, in certi casi, proprio non sappiamo che pesci pigliare. Magari qualche volta ci scordiamo di stare attenti al sentiero perchè guardiamo solo avanti, oppure continuiamo senza sosta a voltarci indietro.... ma il vero rapimento, la vera bellezza, la vera gioia, li incontriamo solo quando riusciamo a radicarci nel presente e a goderci, in ogni punto del percorso, esattamente dove siamo, come siamo, con chi siamo, oppure, se sentiamo che ciò non è possibile, ci riscopriamo finalmente liberi di cambiare tutto, se ciò che vediamo non risuona con la nostra anima, con la nostra Essenza più profonda..... Ebbene, il mio augurio, per ognuno di voi, è che riesca a consumare fino in fondo il paio di scarpe che ha in questo momento, godendosi ogni più piccolo dettaglio del viaggio, perchè credo che alla fine non ci importerà davvero quale sia stata la nostra meta, quante volte l'avremo cambiata o se davvero l'avremo raggiunta, ma quanto avremo saputo trarre da ogni singolo passo...


8 maggio 2012

Fare o non fare???


Ho come la sensazione che a volte si debba prima di tutto imparare a distruggere, per poi poter ricostruire…. Lo so, lo so, la parola distruggere non è bellissima, ma rende abbastanza bene l’idea di ciò che intendo. Non penso certo ad un atto di violenza, bensì ad un atto di coraggio. In questi giorni ho visto persone rifiutarsi di prendere una decisione. Ma non scegliere è già una scelta. Non giusta, non sbagliata, non siamo qui per giudicare. Però è una scelta. E’ la scelta che porta al mantenere lo stato delle cose senza fare nulla per cambiarlo. Salvo poi dire “era inevitabile che andasse così”. Ebbene, io non sono d’accordo con la “non scelta”. Non sono d’accordo perché ci sono passata e mi rendo conto, ora, con il senno di poi, di quanto fossero le mie paure, i miei schemi mentali e i miei personali “incubi e deliri” a tenermi per il bavero della maglietta. La verità poi, è che non scegliere, non cambiare, non agire, ci mette nella posizione comoda di vivere ciò che si conosce, avendo in più il bonus (vantaggio) di poterci lamentare di ciò che non và. Così almeno ci sentiamo compresi. Quando infatti usciamo fuori e diciamo agli altri, siano essi amici, vicini, parenti o semplici sconosciuti, cose come “eh sa com’è, il governo è così e resta così…. – la malattia mi è venuta e mi tocca tenerla… - non sa che angoscia con mia moglie, ma stiamo insieme, ormai, che vuole che faccia…- sono i giochi della politica, non cambieranno mai.” ci prendiamo il nostro posto nel mondo delle “vittime”, ci ritagliamo un ruolo, un riconoscimento, otteniamo perfino qualche “poverino” che mai guasta per farci sentire compresi……e in più ci togliamo dalla bruttissima posizione che hanno le persone di potere….. quella posizione che si traduce in una semplice frase che vi regalo tanto per scrollarvi un po’: “se io posso cambiare le cose che non mi piacciono allora si presume che prima o poi io mi alzi dalla sedia per farlo”. Dunque, dicevamo che ci sono passata…. Proprio così. Sono stata anche io una campionessa del quieto vivere. Non osavo cambiare le cose che non amavo e mi ripetevo che tutti i miei guai erano esterni a me. Mi sentivo intrappolata e incapace di cambiare gli eventi. Finché non mi sono detta che forse, dopotutto, sarebbe stato più fruttuoso usare la logica e fare una lista. Anzi due. Allora se pensate di essere fra quelle persone che si ritrovano a dire “ah ma la cosa X è così e io non ci posso fare nulla perché va così/è andata così e non posso proprio intervenire” vi do un suggerimento. Chiedetevi se è vero. Fate una lista di tutto quello che non vi piace. Fate una lista di tutto ciò che non volete, che cambiereste, che vorreste diverso. Poi, per ognuno degli elementi messi nella prima lista fate un elenco di possibili passi che potete fare per cambiare le cose. Anche se sono  piccoli, anche se sono minuscoli, anche se vi sembrano insignificanti, stupidi o inutili fate una lista di passi concreti e reali che potete fare in un tempo che va da subito ad un settimana. Mi raccomando però, devono essere passi concreti e reali e devono dipendere solamente da voi. Vi faccio un esempio. Immaginate di avere un lavoro che odiate. Un capo che vi sta antipatico. Un ruolo che non vi soddisfa. Nella lista numero uno mettete “IL LAVORO”. Nella lista numero due mettete cose come:
1 scrivere un curriculum
2 parlare con il capo per farmi dare un incarico migliore
3 parlare con la collega per vedere se possiamo scambiarci dei compiti
4 iniziare a guardare su internet nuove offerte di lavoro
5 parlare con il capo per aver un confronto costruttivo e reimpostare le cose.
Una volta messe nero su bianco delle opzioni concrete di cambiamento potreste rendervi conto per la prima volta che non avete mai messo mano al piccone, per smantellare quello che non và, solo perché non vi eravate resi neppure conto che era in vostro potere farlo.
Spesso è utile imparare a “distruggere” le nostre idee su noi stessi e sul mondo, per poi essere in grado di costruirne di nuove.

6 maggio 2012

Sai perchè?

In questo periodo chi mi sta vicino mi sente spesso ripetere che "la vita è molto saggia, a volte molto più saggia di noi". Ovviamente quando dico questo intendo, molto semplicemente, che noi a volte ci fermiamo in gabbie che sono vere solo nella nostra mente, ma ci impediscono di progredire, mentre l'Essenza persegue il suo scopo ultimo in tutti i modi possibili e ci offre costantemente occasioni fantastiche per evolvere, anche quando non le vogliamo vedere. Oggi la Vita mi ha offerto l'occasione di ricollegarmi con le mie motivazioni più profonde e approfittare per condividerle con tutti. Questa mattina un mio amico è entrato nella mia pagina facebook e dopo aver visto le foto del mio ultimo corso di EFT mi ha scritto il sms che riassumo di seguito "Ciao, io e te dobbiamo parlare, devo capire perchè, perchè!!?? Cosa ti spinge ad un corso di Andrea Fredi!!?? (non ci sono critiche verso l'insegnante ma dubbi sul mio percorso con le tecniche di auto-aiuto e psicologia energetica - ndr) L'importante è che tu sia felice, ma dobbiamo parlare.....devo capire." Bene. Dopo aver letto il sms ho sorriso. Sorriso di cuore. Poco più di due anni fa, prima del CORSO BASE, avrei risposto "la disperazione, ovviamente". Ero arrivata al punto di rottura. Rivivevo per l'ennesima volta un dramma simile a tanti già vissuti, perchè, come ben chiarisce Marlo Morgan nel suo "Venne chiamata due cuori": la lezione, finchè non è superata, si ripresenta sempre. Stavo attraversando il classico momento in cui tutto ti sembra così nero che saresti disposta a provare qualunque cosa, anche cose cui prima non avresti dato il minimo credito..E proprio allora ho incontrato Eft (invito tutti a scaricare Il codice del benessere di Andrea Fredi dalle risorse gratuite a fondo pagina per avere un primo approccio con questa tecnica). Beh, per fortuna, come mi disse proprio in quel primo corso Andrea Fredi (Insegnante ed esperto di EFT e di AGER. Insegnante di LOGOSINTESI Base per l'Italia ed il Canton Ticino. Operatore PET (Provocative Energy Techniques) Operatore Quick Remap) EFT  funziona, indipendentemente dal fatto che ci si creda o no. E apprendere una tecnica di liberazione emozionale da poter utilizzare in piena autonomia tutte le volte che mi sono trovata di fronte a problemi di natura fisica, emozionale, o mentale è stato il primo passo del mio cambiamento.
Il primo passo verso la consapevolezza che, per parafrasare Neal Donald Walsch in "Quando tutto cambia, cambia tutto", quando capita qualcosa che ci spacca e ci sconvolge, quando capita qualcosa che non ci aspettiamo, quando qualcosa non è più come prima e in definitiva non è più come lo vorremmo (oppure non lo è mai stato), quando ci sentiamo smarriti, quando stiamo soffrendo e non importa perchè, NOI POSSIAMO CAMBIARE TUTTO. Soprattutto possiamo cambiare il nostro modo di affrontare le cose. Possiamo cambiare  e scegliere come cambiare, perchè nessun evento è buono o cattivo e nessuna reazione è giusta o sbagliata, bensì ci sono semplicemente degli eventi cui seguono le nostre reazioni che sono proporzionate oppure, per svariati motivi, non adeguate all'accaduto. Ebbene, anche se non starò qui a riassumere il mio percorso in questo particolare post c'è una cosa che voglio dire, al mio amico e a tutti gli altri che leggeranno. Sai perchè continuo? Sai perchè non ho più smesso? Sai perchè sono diventata una operatrice nelle tecniche di psicologia energetica, e sono in procinto di diventare un Coach e consulente qualificata? Perchè sono felice. Perchè ho cambiato il mio modo di vedere le cose. Perchè ho studiato e provato e sperimentato su me stessa con costanza e dedizione e mi pare di poter trarre alcune conclusioni, dalla mia esperienza, che scrivo qui, perchè magari potranno servire anche ad altri, anche se sono frutto di un percorso del tutto personale:
In ognuno di noi ci sono tutte le risorse che gli servono per affrontare al meglio la propria esperienza su questa Terra, anche se a volte non siamo in grado di vederle o ci sembra di averle perdute.
La vita tende all'equilibrio.
Il primo principio della vita è il movimento e il movimento porta sempre ad un cambiamento.
Nessun cambiamento è buono o cattivo in sè, tutto dipende da come decidiamo di viverlo.
La sofferenza, che spesso accompagna i cambiamenti, non è assolutamente utile perchè dipende da una reazione inadeguata ad un evento.
Quando tutto cambia, possiamo decidere di cambiare tutto e "senza rimpianti nè desideri", aprirci alla Vita perchè essa ci conduca.  
Il nostro pensiero crea e, proprio come ci ripetono i vangeli, ma anche moltissimi altri testi religiosi e filosofici di tutte le epoche, l'universo/Dio/l'Essenza o qualunque sia la cosa in cui crediate risponde secondo la nostra volontà/il nostro pensare.
Essere felici costa meno energia che essere infelici...
Ansiosa di espandere con tutti i lettori questi e altri concetti nei prossimi post chiudo qui.... ma ripeto la mia risposta come un augurio, perchè spero di poterla sentire prima o poi da tutti quelli che incontro.
Sai perchè faccio quello che faccio ogni giorno?
Perchè sono felice!
Vi