27 gennaio 2013

Isolamento creativo...

La prima vera guida che possiamo avere e l'unica che abbia un navigatore satellitare così perfettamente sintonizzato da essere in grado, se ascoltato, di portarci nella strada più buona per noi, siamo noi stessi.

LA NOSTRA GUIDA E' DENTRO DI NOI.

Ma allora perchè a volte ci pare di avere smarrito la strada?
Perchè ci sentiamo persi, vuoti?
Perchè proviamo sofferenza, nelle più svariate sfumature?

Il mio modesto parere è che questo avvenga perchè in qualche modo OPPONIAMO RESISTENZA, ALLA VITA E AL CAMBIAMENTO.

Molti di noi vivono con la convinzione che cambiare sia terribile.

Moltissime volte, nel corso della nostra esistenza, fronteggiamo eventi che cerchiamo, che scegliamo, o altri che ci capitano fra capo e collo, ma comunque implicanti un cambiamento e a quel punto "sbarelliamo".... e spesso, invece che accogliere le potenzialità del nuovo, passiamo tutta la vita a rimpiangere ciò che era..


Non dico certo che un lutto, la perdita di una persona cara, la perdita di un lavoro, cambiare casa, interrompere una relazione ecc.ecc., avviare un nuovo lavoro, siano cose da farsi alla leggera e che non hanno nessuna implicazione.
Anzi, proprio per le implicazioni che possono avere dovremmo smettere di combatterle e imparare invece ad accoglierle..

Nella mia personale esperienza di vita niente è costato di più che imparare a non cercare sempre un perchè, ma sebbene io sia ancora profondamente convinta che tutto ha una ragione di essere è anche vero che ora mi rendo conto che non tutto è comprensibile dalla mente, perchè solo il cuore, solamente la nostra vera essenza, ne colgono la motivazione profonda, che non necessita di accompagnarsi a spiegazioni razionali.

Molto spesso, però, dopo un evento che ci cambia la vita, o perfino prima che accada, ci sentiamo "sfasati", confusi, poco lucidi...

E se per caso questo evento richiede una grossa DECISIONE da parte nostra, capita anche che spesso non ne vogliamo proprio sapere di prenderla, e ci troviamo in stallo, come sotto scacco.

Cosa fare allora?

CHE COSA FARE QUANDO TUTTO E' STATO STRAVOLTO DA QUALCOSA CHE NON CI ASPETTAVAMO?

CHE COSA FARE QUANDO TUTTO FILA NORMALMENTE MA NOI NON CI SENTIAMO PIU' AL NOSTRO POSTO?

COSA FARE QUANDO DOBBIAMO AFFRONTARE UN GROSSO CAMBIAMENTO?

Il mio consiglio è IMMERGERSI NEL SILENZIO.

Molte spesso non riusciamo a dare retta alla nostra voce interiore, all'impulso che ci anima e ci dice dove andare e cosa fare, ma esso non sta mai zitto....

Anche quando proviamo sofferenza si tratta ne più ne meno di un segnale.
Un campanello di allarme, tanto più forte, quanto più ci siamo discostati da noi stessi, che ci avverte che dobbiamo cambiare rotta.

Ma quale è la rotta da prendere?

Ciò che voglio suggerirvi è di ASCOLTARVI PROFONDAMENTE.
CERCATE LA RISPOSTA DENTRO.

Non ci sono scuse.
Non ci sono famiglia, lavoro, amici, impegni che tengano.

Quando ci sentiamo "scollati" da noi stessi l'unico modo per tornare a sentire ciò che dice la propria voce interiore è un pò di sano isolamento creativo.

Trovate il modo di prendere un pò di tempo per voi.
Mandate i bambini dai nonni, da zii, amici.
Lavorate un'ora di meno.
Accantonate le pulizie.
Chiedete ad amici, patner, conoscenti di lasciarvi soli per un pò.

E fatevi queste domande.

DOVE SONO OGGI?
DOVE VOGLIO ANDARE?
COSA VOGLIO?

Mi piacerebbe molto che poteste porvi queste domande più e più volte, finchè le risposte non vi saranno chiare...
Mi piacerebbe molto anche parlarne, se vi fa piacere.

Ma in ogni caso provate...

Provate a immergervi in un pò di ISOLAMENTO CREATIVO.
Vedrete che LA STRADA SEMBRERA' IMPROVVISAMENTE PIU' LIMPIDA DAVANTI AI VOSTRI OCCHI!

22 gennaio 2013

STORIA DI UN UCCELLINO CHE VOLEVA RIENTRARE IN GABBIA

Domenica scorsa ho tenuto un corso base di EFT e mentre picchiettavo con una volontaria su un disagio fisico sono emerse alcune convinzioni limitanti, piuttosto comuni, che le sono infinitamente grata per avermi mostrate.

Tutto quello di cui parlavamo mi ha fatto tornare alla mente un episodio di questa estate.
Eravamo fuori dalla casa di mia sorella e stavamo per partire per le ferie.
Davanti alla casa dei vicini, già partiti per le vacanze, c’era una comune gabbietta con dentro un grazioso uccellino tutto colorato.
La cosa strana è che si sentiva un canto molto melodioso e continuato provenire da qualche altra parte.
Dopo un po’ la nostra attenzione è stata attirata dal volo di un altro uccellino, uguale a quello dentro la gabbia.
Alla prima impressione sembrava che, prima che i suoi padroni partissero, uno dei due uccellini di loro proprietà fosse scappato e rimasto fuori esposto ai pericoli.
Abbiamo chiamato il loro telefono ed è emersa una verità diversa.
Loro avevano un solo uccellino.
Il secondo, scappato da chissà dove, aveva sentito cantare quello in gabbia e voleva assolutamente entrare dentro con lui.
Morale??
 A volte si ha più paura della libertà che delle gabbie… e qualche volta, dopo essere usciti da una, non facciamo altro che cercare di entrare in un’altra simile.
(adesso comunque i vicini di mia sorella hanno due uccellini J).


Ma che cosa può rappresentare una gabbia per noi?

Tutto quello che ci limita e non ci fa vivere la vita al pieno delle nostre possibilità.
E’ una “gabbia” tutto ciò che non ci permette di realizzare pienamente noi stessi.

A volte ci sono limiti fisici e oggettivi che non sembra possibile superare, ma che possono essere stimoli per vivere una vita più piena di quanto avremmo mai potuto avere senza che essi fossero presenti.

Altre volte capitano eventi anche molto forti che scombinano le carte sul tavolo della nostra esistenza, ma è anche vero che non sono mai gli eventi a fare la differenza, bensì il modo come noi decidiamo di agire nel momento in cui ci troviamo di fronte ad essi.

Molto spesso le “nostre gabbie” hanno sbarre che creiamo noi stessi con i nostri pensieri e queste sbarre sono formate di ricordi, paure, convinzioni limitanti, fantasie, energie congelate provenienti dal nostro passato e timori per ciò che potrebbe capitare o ri-capitare nel nostro futuro.

Durante la sessione tenuta domenica la ragazza di fronte a me ha raccontato che, per certi versi, le pareva di essere cresciuta in una morsa, con genitori che cercavano di limitarla in tutto, e che una volta diventata adulta aveva trovato sulla sua strada altre persone che tendevano a dirle: “ma dove vai? Ma cosa vuoi fare?.” Tutte queste frasi, queste parole e le idee che erano ad esse collegate le si sono quasi cucite addosso impedendole di realizzare molte aspirazioni per molto tempo.
Adesso le cose stanno gradatamente cambiando, ma quando abbiamo lavorato insieme ha ammesso che spesso ha ancora la sensazione di trovarsi in una morsa, dalla quale “scivola fuori per un po’, a volte, e nella quale poi però rientra”, quasi per non creare troppo scompiglio in se stessa e negli altri.

La stessa cosa che aveva cercato di fare l’uccellino che avevo incontrato questa estate.
Nato e cresciuto in gabbia, una volta trovata presumibilmente una porticina aperta, era stato allettato dal nuovo, ma poi, terrorizzato o anche semplicemente non abituato a tutto quello spazio aperto, aveva finito per cercare un’altra gabbia in cui rientrare, per sentirsi più al sicuro.

A questo punto una domanda sorge spontanea…. Come liberarsi di tante gabbie che possono limitare la nostra vita?

Come sempre ci vogliono il desiderio e la pazienza per lavorare su noi stessi e voltare il nostro sguardo all’interno, cercando sempre la nostra metà dell’equazione e eventualmente partendo da quella.

Per fare un esempio, se io mi sveglio la mattina e penso “mia mamma mi opprime, che schifo di esistenza” non sto guardando la mia metà dell’equazione, bensì ciò che esiste all’esterno di me.
Per lavorare meglio, ottenere risultati più soddisfacenti e più in fretta, soprattutto se voglio usare una tecnica energetica come EFT o SET, o qualunque altro strumento io preferisca, posso chiedermi invece:
“come mi sento io?”
“stante l’evento x cosa provo, penso, sento nel mio corpo, nelle mie emozioni?”
“quale emozione provo in questo momento?”
“cosa vorrei che non penso di avere?”
“che disagio sto provando?”
Una volta entrati in contatto con il disagio posso poi giocare con la fantasia e farmi domande che mi aiutino a scioglierne i fili:
“se il disagio x avesse una forma e un colore, che forma e colore avrebbe?”
“se dovessi trovare un posto al disagio x, dove lo sento nel mio corpo?”
E così via…
Ovviamente potrò poi picchiettare su tutto quello che emerge.

Molte altre modalità per affrontare un disagio con EFT sono illustrate nel libro di Andrea Fredi, scaricabile gratuitamente dal sito EFT Italia, IL NUOVO CODICE DEL BENESSERE.

Inoltre mi sento di darvi un consiglio…
La nostra vita dipende dai nostri pensieri….
Quando ci sembra di stare chiusi in una gabbia, di avere davanti una difficoltà, di vedere un “demone” che ci sbarra il cammino, invece che lottare e dare energia allo scontro, un buon modo per far acquisire nuove prospettive è chiedersi una cosa molto semplice:
“qual è l’intenzione positiva dietro questa gabbia?”
“qual è l’intento positivo di questo ostacolo?”
“cosa posso vedere di positivo dietro l’evento/fatto/limite/idea/sofferenza ecc.ecc. x?”

NON ARRENDETEVI ALLA PRIMA RISPOSTA, CHE POTREBBE ESSERE “NIENTE”…
CERCATE  SEMPRE IL POSITIVO PERCHE’ E’ SU ESSO CHE POTETE COSTRUIRE!

10 gennaio 2013

Alla ricerca di una idea...

Il titolo di questo post lo devo ad una mia amica, che mi ha fatto capire quanto spesso ci raccontiamo di essere privi di idee e di obiettivi, mentre invece nel nostro cassetto invecchiano sogni bellissimi che per un motivo o per un altro non lasciamo uscire.

La verità è che tutti noi siamo impegnati, durante l'arco della nostra vita, in un viaggio, che può essere estremamente appagante o estremamente frustrante, a seconda dei pensieri che decidiamo di seguire.
C'è una grande differenza, infatti, fra pensare i pensieri o esserne "pensati".

Nel primo caso noi siamo padroni della nostra esistenza, abbiamo il pieno possesso della nostra capacità decisionale e, radicati come siamo nel nostro Qui e Ora, riusciamo a ricorrere al cento per cento delle nostre qualità e dei nostri doni, percependo cosa è buono e bello per noi e cosa non lo è.

Nel secondo caso siamo schiavi di un tipo di pensieri circolari, che ci governano mettendo alla prova il nostro intero "sistema" e impedendoci di avere lucidità. Non siamo radicati nel presente, bensì tristi per eventi passati che continuano a "perseguitare" la nostra memoria o spaventati per un futuro che stiamo solo ipotizzando e che presumibilmente non si verificherà mai.

A volte capita, si perde il contatto con se stessi e ci si trova sradicati dal presente. Nella mente i pensieri si affollano come i turisti nell'ultimo treno che torna dal Carnevale di Venezia e devono per forza stiparsi tutti nella nostra testa. :-)

Si perde il controllo delle proprie reazioni. Un avento, magari all'apparenza insignificante, riattiva un ricordo doloroso e di botto non siamo più "noi", ma la preda di una parte congelata del nostro mondo passato.


Un modo molto bello e semplice per recuperare la propria presenza mentale è lasciare fluire la nostra creatività...

Tutti noi ne abbiamo.

C'è chi ama scrivere poesie, chi sa disegnare molto bene, chi sa cucinare pietanze squisite, chi sa cucire e ricamare in maniera sopraffina....Ma questi sono solo alcuni "talenti" che si possono sviluppare.

Ognuno di noi ha sicuramente delle qualità proprie e uniche, come unica è ogni persona.

Sono certa che chi legge sa benissimo qual'è l'attività che per lui "ha un cuore" e risuona nel suo cuore!

Quando siamo impegnati in quell'attività, in quelle attività che amiamo, il tempo si ferma, i pensieri si diradano, la mente si svuota e presa com'è dalla concentrazione "creativa" si alleggerisce.... e ci consente di tornare presenti a noi stessi.

Dipingere, scrivere, ballare, scolpire, perfino giocare con i figli, uscire con gli amici, scalare le montagne o passeggiare nella natura, praticare uno sport, dedicarsi ad un'arte o anche solo cantare sotto la doccia sono tutte attività che nutrono la nostra anima e la nostra essenza e quando cominciamo a ritagliarci del tempo per noi allora iniziamo a sentire sempre di più ciò che è "buono" per noi e ciò che non ci dona energia....


Impariamo allora a fare ciò che amiamo, a seguire quell'idea creativa che magari riposa nel nostro cassetto....

Che ne dite, preferite cantare, dipingere, passeggiare o cos'altro? :-)