1 maggio 2013

EFT E IL MAL D'AUTO





Il mal d’auto, così come il mal d’aereo o la nausea in generale possono essere provocati da molti fattori.

A volte mi è capitato di leggere in auto e ritrovarmi con una fastidiosa nausea. A volte mi è successo mentre si salivano dei tornanti. L’estate scorsa mi è capitato un paio di volte di affrontare voli turbolenti e di sentire il mal d’aereo.
Entrambe le volte ho fatto set sul punto sotto l’occhio sul meridiano dello stomaco.
Penso possa essere utile provare con un giro su ciò che si prova esattamente.
A titolo esemplificativo trascrivo qui un episodio in particolare:

Punto karate: Anche se ho una nausea tremenda….. e non riesco proprio a pensare ad altro che a scendere da questo aereo – auto – nave…. Mi amo e mi accetto comunque, ma voglio scendere…
Sopra la testa: E’ la macchina che non amo…
Soprattutto quando non guido io…
Sopracciglio: Sarebbe meglio inventassero il tele trasporto…
Lato dell’occhio: Ho una nausea- malessere (o altro) _dare un voto da 0 a 10 e esprimerlo_
Sotto l’occhio: Questa nausea – malessere (o altro) è così fastidioso…
Sotto il naso: Una volta almeno avevano i cavalli, era tutto più semplice.
Sotto il labro: Adesso con questi cavalli nel motore non vado d’accordo…

Clavicole: MHHHhhh, vorrei proprio che passasse, o poter scendere.
Sotto ascella: che fastidiosa questa nausea…..
Sotto seno: se usassi i piedi non avrei la nausea… ma non posso…

Picchiettare quindi tutti i punti sulle dita concentrati sul voto che si dà al malessere provato.


Se il malessere è particolarmente fastidioso e ci sembra di non farcela proprio si può cercare di “rintracciarlo nel corpo”, trovando dove lo sentiamo nel nostro spazio personale (ad esempio nello stomaco, nella gola e così via).
Possiamo poi provare a pensare a che forma e che colore possiamo associare al malessere.
Possiamo perfino chiedere al malessere “Caro malessere (o se preferite – simpatico malessere accidenti a te), cosa mi vuoi dire?”
Possiamo inoltre fare un gioco ancora più simpatico… immaginare che questo malessere abbia un cartellone luminoso da accendere… Lasciate che il cartellone si accenda a che la scritta o l’immagine su di esso si palesino.

Tutto ciò che emerge va picchiettato…

Se vi và potete giocare con i ricordi….
Picchiettate partendo dall’episodio più recente in cui vi è venuto il mal d’auto.
Oppure partite dall’episodio più fastidioso.
Oppure partite dal più intenso…
O, infine, partite dal primo…

27 aprile 2013

EFT E L'ANSIA MEGA GALATTICA



EFT E ANSIA MEGAGALATTICA


Oggi una mia amica mi ha chiesto cosa può fare per l’ansia megalattica…

La parola che ha usato mi ha fatto subito simpatia…

Quando faccio corsi o sessioni o tengo gruppi di EFT mi piace molto parlare delle emozioni.
A volte pensiamo che le nostre emozioni siano sbagliate… o peggio, proprio perché proviamo una certa emozione pensiamo di essere noi “sbagliati”.
Quante volte abbiamo provato rabbia, dolore, o altre emozioni e poi ci saremmo tirati una martellata sul piede perché magari il solo fatto di provare quella emozione non ci ha fatto comportare come vorremmo…?

Ecco, allora per essere chiara fino in fondo la prendo larga.


NON ESISTONO EMOZIONI GIUSTE ED EMOZIONI SBAGLIATE.
NON ESISTONO EMOZIONI BUONE ED EMOZIONI CATTIVE.

ESISTONO PERO’ EMOZIONI ADEGUATE ED EMOZIONI INADEGUATE.
(sia le Iper (eccessive) che le Ipo (quasi inesistenti) reazioni sono inadeguate)


Le emozioni adeguate sono sempre frutto del nostro essere radicati nel momento presente, del vivere esattamente dove dovremmo, cioè nel QUI ed ORA.

Le emozioni inadeguate sono frutto di tracce di memoria che ci sono rimaste appiccicate addosso dal passato o di proiezioni (fantasie) sul nostro futuro (quasi sempre influenzate/create sulla base di esperienze passate).

VIVERE FUORI DAL QUI ED ORA E’ PROPRIO UNA DELLE COSE CHE COMPROMETTE LA NOSTRA LIBERTA’.

Ecco perché può essere utile usare EFT.

LE NOSTRE EMOZIONI SONO UN POTENTE MEZZO DI COMUNICAZIONE CON L’INTERNO.

ESSE CI DICONO SEMPRE QUALCOSA DELLA NOSTRA “MAPPA DEL MONDO”.

Difficilmente infatti è possibile affermare che esiste UNA REALTA’. La realtà di un individuo è una realtà percepita e “disegnata”, proprio come una mappa, sulla base delle sue esperienze.

Quando siamo piccoli abbiamo necessità di imparare ed i nostri sistemi ci forniscono come alleata preziosa la possibilità di tenere in memoria un’esperienza per velocizzare la nostra risposta futura ad una situazione simile.

Questo è vitale.

Se io metto una mano sul fuoco e mi brucio, ovviamente la prossima volta che sarò davanti ad un fuoco saprò come comportarmi.

Ciò che non è “vitale” è che qualche volta questo meccanismo si inceppa e tracce di memoria diventano “catene” energetiche.

Quando viviamo un’esperienza simile, ma anche quando ne viviamo una di completamente nuova, il nostro cervello si mette a cercare nell’archivio dei ricordi qualcosa che ci possa guidare nelle risposte.

I problemi cominciano a nascere quando ripeschiamo nell’archivio memorie passate collegate ad esperienze che non siamo riusciti ad elaborare o che abbiamo vissute come “negative”.

Se per esempio il mio fidanzato mi ha lasciato dicendomi tante bugie e tradendomi potrebbe essere che io immagazzini l’idea che degli uomini non ci si può fidare, e anche se questo ha uno scopo difensivo, difficilmente mi permetterà di vivere bene altre storie.

Se invece elaboro l’evento, magari anche grazie ad EFT, o ad altre tecniche, resterà certamente il ricordo, ma io sarò libero di affrontare ogni nuova relazione per ciò che mi offre ogni giorno, e non sulla base del passato.

VIVERE OGNI GIORNO COME NUOVO, CONSERVANDO QUELLO CHE E’ UTILE E LASCIANDO QUELLO CHE CI PESA….QUESTO E’ IL MIO SUGGERIMENTO.

Ma tornando alle nostre emozioni, esse vogliono sicuramente dirci qualcosa sul nostro mondo interiore…

Anche l’ansia.

L’ansia mega galattica ci parla in modo forte!

Quindi l’ansia è come una spia sul cruscotto dell’auto.

Se si “accende” vuole avvisarci di qualcosa d’altro che non è come dovrebbe.

La cosa più utile, a mio avviso, quando si prova un’emozione che “ci disturba”, è chiedersi

CHE COSA MI STA DICENDO DI ME?


Penso possa essere utile provare con un giro su ciò che si prova esattamente, ma anche su ciò che emerge spontaneamente da questa domanda a noi stessi.

Riporto un esempio di lavoro sull’ansia.

Punto karate: Anche se ho questa ansia (megagalattica si può aggiungere) e mi fa stare malissimo, mi amo e mi accetto completamente…
Sopra la testa: ma a chi la racconto…
Io mi sento sbagliato…Non vorrei avere tutta questa ansia…
Sopracciglio: Sarebbe meglio sparisse…
Lato dell’occhio: Picchiettando il lato dell’occhio provare a rintracciare dove è l’ansia nel corpo…. E una volta identificato verbalizzare…ES: anche se ho questa ansia nella pancia… che mi da proprio fastidio…. Mi riempie tutta la pancia… e sale
(se l’emozione varia o si muove seguitela).
Sotto l’occhio: Questa ansia mi ricorda che non è la prima volta che la provo… e ogni volta è peggio…
Sotto il naso: Una volta mi ha perfino impedito di mangiare.
Sotto il labbro: Forse devo imparare a conviverci..…

Clavicole: MHHHhhh, vorrei proprio che passasse invece, così non mi sentirei uno schifo.
Sotto ascella: con questa ansia mi sento uno schifo..
Sotto seno: mi sembra perfino che gli altri sentano quanto sono ansioso…
E questo mi fa pure innervosire…..

Picchiettare quindi tutti i punti sulle dita concentrati sul voto che si dà alla propria ansia….o a qualunque cosa sia emersa nel frattempo.

Come ho già scritto in altra sede tutto ciò che emerge va picchiettato…

Se vi và potete giocare con i ricordi….
Picchiettate partendo dall’episodio più recente in cui vi è venuta l’ansia.
Oppure partite dall’episodio più fastidioso.
Oppure partite dal più intenso…
O, infine, partite dal primo…




Ultimamente faccio un lavoro molto bello con le emozioni…
E il merito sono tutti i suggerimenti che il Dottor Lammers dà nei siti per gli appassionati di logosintesi.


Ascolto tutto quello che la persona dice sull’ emozione che prova.
Chiedo di focalizzare tutto quello che è stato appena detto.
Invito la persona a immaginare di essere una grande pittrice/un grande pittore e di poter esprimere la sua emozione sulla tela bianca.
Vanno bene immagini realiste ma anche astratte, perfino un solo colore…
Qualunque cosa la mente vi rimandi va bene.
Una volta agganciata l’immagine, date un titolo alla vostra opera.

Prendete il titolo e picchiettate su quello:

Punto Karate:
Anche se c’è (titolo) in questo momento, io mi apro alla possibilità che tutto vada bene, anche se non capisco perché (titolo) c’è….
Poi seguitate a picchiettare con quello che emerge da voi di volta in volta o solo concentrati sull’immagine..
Ovviamente continuate finché il voto che avevate dato all’ansia mega galattica, o a qualunque altra cosa vi abbia creato disagio non scende!

 



Buon picchettamento e scrivete i vostri commenti.
Grazie
Virna Trivellato

30 marzo 2013

CRISI: CATASTROFE OPPURE OCCASIONE???

Ormai da mesi sento ripetere come un ritornello frasi più o meno colorite sulla fantomatica "crisi", che attanaglia l'Italia e mette in ginocchio gli italiani.

Lungi da me sostenere che stiamo attraversando un momento roseo mi sono però decisa a scrivere un articolo su questo tema dopo averla vissuta anche io sulla mia pelle per un pò....

Beh, sapete di cosa mi sono resa conto?

Che ci sono molti modi di reagire alla crisi e a volte ci dimentichiamo che abbiamo moltissime possibilità per riscoprire la vita e riscoprirci senza farci schiacciare dal clima di "sfacelo" o dal pessimismo imperante.

Ho molto rispetto per chi ha perso il lavoro, e mi rendo conto che non è certo facile affrontare il cambiamento, questo no.

Sono però sempre convinta che non siano gli eventi a determinare come possiamo vivere, bensì la nostra reazione ad essi.

Mi è capitato di conoscere molte persone, vivere molte esperienze e sentire molte campane in questi mesi.

Forse la verità è che la mia opinione sulla crisi, non solo da coach professionista, bensì da persona, è che ogni crisi può diventare anche un'occasione...

A volte un brusco cambiamento può portarci davanti l'opportunità di ripensare noi stessi  e ridisegnare la nostra vita, anche se in modi che prima non ci saremmo mai aspettati possibili.

Mi è capitato anche di assistere a scene molto particolari, e con il tipo di lavoro che faccio ho sentito e sento storie di ogni genere...


Però sapete su cosa vorrei portare la vostra attenzione?

Sul fatto che UN MOMENTO DI CRISI ECONOMICA ci può dare anche l'OCCASIONE DI SCOPRIRE COSE CHE CI ERAVAMO SCORDATI.

Ad esempio la SOLIDARIETA' FRA LE PERSONE.

Ho visto donne aiutare altre donne donando loro vestiti propri o dei figli lasciati in scatoloni in cantina da anni.

Ho visto madri portarsi a casa dopo la scuola anche i figli di altre donne, così che queste fossero libere di fare qualche ora di lavoro extra.

Ho visto persone fare amicizia e invitarne altre a casa propria per prendere un the, un dolce, insieme.

Ma anche LA NOSTRA PARTE PIU' CREATIVA può emergere da una crisi.

Sono consapevole che molte persone sono rimaste senza un lavoro e che questa è davvero una cosa pesante da affrontare, ma ho visto anche molte persone "ripensare" se stesse e inventarsi nuove, costruire nuove opportunità anche lavorative, magari mettendosi a fare attività che sempre avevano avuto nel cuore, ma non avevano mai sviluppato prima, forse perchè molti di noi hanno la naturale tendenza ad adattarsi ad uno stato di cose che finchè c'è, difficilmente ci entusiasmiamo all'idea di mutare, fosse anche per "rischiare" di cambiare in meglio...

Una crisi ci può fare RISCOPRIRE GLI AFFETTI..

Non è infatti necessario comprare cose o disporre di denaro per stare con coloro che amiamo e passare MOMENTI FELICI INSIEME, spesso anzi non avere cose ci aiuta a RIPENSARE IL DIALOGO CHE ABBIAMO CON LE PERSONE, A RITROVARE LO SGUARDO, IL CONTATTO... emozioni e tipi di condivisioni che a volte ci siamo lasciati alle spalle, presi dall'ultima moda, dal film da vedere, dall'ultimo libro da leggere, dalla partita da vedere allo stadio, dall'ultimo video game con cui giocare....

A volte fare qualcosa "con" (leggi nella stessa stanza/luogo con) qualcuno è diverso che fare qualcosa INSIEME A QUALCUNO...


Infine anche l'INVENTIVA può essere risvegliata da una crisi...

Se ad esempio voglio leggere un libro e non ho i soldi per comprarlo forse posso cercarlo in biblioteca (esiste un sistema, chiamato prestito interbibliotecario, per cui qualunque biblioteca può tranquillamente chiedere un libro che non ha ad altre biblioteche d'Italia, spesso senza alcun costo, così che si possono prendere libri in prestito anche da molto lontano).

Se voglio imparare a fare una cosa nuova potrei accorgermi che su internet ci sono moltissime risorse gratuite cui è possibile attingere, senza bisogno di iscriversi a costosi corsi.

Se mi serve un oggetto potrei accorgermi che è possibile riciclare qualcosa di vecchio ....(io ad esempio volevo fare l'albero pasquale ma per non comprare nulla ho deciso di usare delle vecchie grucce al posto dei rami, delle foglie e dei fiori secchi e delle uova disegnate come decorazione insieme a nastri di vecchi regali e nell'assemblare tutto io e mia figlia ci siamo divertite molto di più che nel comprane uno già pronto)...


Insomma, mi rendo conto che questo articolo può apparire provocatorio, e forse non offre soluzioni pratiche ma il mio intento, proprio alla vigilia di Pasqua, che in fondo è per tutti la festa della rinascita, è augurarvi una Buona Rinascita e chiedervi di trovare voi stessi delle soluzioni pratiche adatte per ognuno, magari facendovi una semplice serie di domande:

CHE SPUNTI POSSO TROVARE IO NELLA CRISI?
COME POSSO IMPIEGARE IL MIO TEMPO E LE MIE RISORSE (tante o poche non ha importanza) PER MIGLIORARE LA MIA VITA E LE MIE RELAZIONI?


BUONA RINASCITA E FELICI OCCASIONI!

21 febbraio 2013

IL VIAGGIO DELL'EROE

Oggi ho deciso di condividere con voi uno dei fili conduttori alla base del mio lavoro di coach: il concetto di VIAGGIO DELL'EROE, come metafora della vita....
Per questo condivido qui un capitolo della Tesi che ho scritto per il mio DIPLOMA DI COACH, il cui titolo è
IL SENTIERO DELL’EROE.

L’interazione fra metodologie di Coaching
e tecniche energetiche
sulla via del risveglio.
 

1.1 “Il viaggio dell’eroe”
Il coaching come percorso di “viaggio” nella nostra vita

Joseph Campbell è stato un saggista e storico delle religioni americano. Per decenni ha studiato i miti, le storie di eroi e i racconti provenienti da diverse religioni, diverse epoche e diverse civiltà ed ispirandosi alla psicologia analitica ha riscontrato una serie di elementi comuni a tutte le mitologie della storia umana, arrivando ad identificare un modello, presente nell’inconscio collettivo, che può fungere da metafora per la vita di ogni individuo e della specie umana in generale.
Nel suo libro “L’eroe dai mille volti” egli traccia la mappa di una struttura generale che accomuna il percorso di ciascuno dalla nascita alla morte, pur essendo differenti le circostanze che ognuno si trova a vivere individualmente.
Affrontare un cambiamento nella vita, compiere una scelta, risolvere una crisi, mettersi in moto per realizzare un’aspirazione o iniziare un processo di crescita personale sono tutti eventi che possono essere riletti alla luce del modello del  “Viaggio dell’eroe”, la struttura comune identificata da Campbell e insita in profondità nella memoria collettiva della nostra specie.
Secondo questa struttura, ogni “eroe” (e noi possiamo leggere “ogni individuo”), si trova a passare, prima o poi nella sua esperienza su questa Terra, attraverso determinate fasi, conoscendo le quali qualunque coach è sicuramente agevolato nell’aiutare i propri clienti a fronteggiare le difficoltà del cambiamento.
Riassumiamo brevemente le fasi fondamentali del “viaggio dell’eroe” come mappate da Campbell, calandole nel contesto del coaching:

1.       Sentire una chiamata: una sfida, una crisi, un momento di bisogno nostro o di coloro che amiamo, ma anche una grande gioia, una nuova aspirazione, un desiderio che ci prende e non ci lascia più, sono tutte modalità con le quali la chiamata si fa sentire. Ciascuno può sia accogliere la chiamata che provare a rifiutarla. La chiamata, come hanno ben scritto Stephen Gillian e Robert Dilts ne “Il risveglio dell’eroe con la Pnl” è sempre “… un richiamo a crescere, a contribuire, a portare o riportare nel mondo la misura maggiore della nostra forza vitale…” e ancora “la chiamata richiede dunque coraggio, richiede che diventiamo più di ciò che siamo stati…”. Nel momento in cui un cliente si rivolge ad un coach lo fa perché già ha sentito una chiamata, perché ha una mission da perseguire, un obiettivo da realizzare, un cambiamento da affrontare e il percorso di coaching che compirà lo aiuterà nel suo viaggio personale.

2.       Accogliere la chiamata: ci conduce ad uscire dal sentiero conosciuto, ad abbandonare la nostra precedente visione del mondo, a modificare un confine nelle nostre abilità o nella nostra mappa della realtà. Sia che essa provenga da una crisi, sia dal desiderio profondo di migliorarci o realizzare qualcosa di nuovo, se  il soggetto rifiuta la sua chiamata spesso compaiono gravi sintomi di disagio o lo stato di malessere già presente si intensifica.

3.       Oltrepassare la soglia: la chiamata cui rispondiamo ci spinge in territori nuovi, fuori dalla nostra zona di comodo. Nel momento in cui si esce dal conosciuto bisogna trovare guida e supporto per riprogrammare la nostra mente e adattarla ai cambiamenti. La soglia rappresenta tutto ciò che dovremo fronteggiare per realizzare il nostro obiettivo. Ecco che nel momento in cui stiamo per varcare la soglia può sorgere in noi il desiderio di rivolgersi ad una figura competente come quella di un coach.

4.       Trovare un custode: oltrepassare i propri limiti necessita di assistenza per focalizzare i nostri obiettivi, costruire delle abilità nuove o utilizzare in modo proficuo quelle che già abbiamo, aumentare la fiducia in noi stessi e riscrivere tutte quelle convinzioni che ci impediscono di reagire con efficacia alle sfide che incontriamo. Anche se ognuno dovrebbe comprendere che la prima persona dalla quale è necessario farsi guidare è proprio se stesso, un coach è un esempio perfetto di custode. Il coachee è l’eroe, mentre il coach è la guida  che lo supporta e lo sostiene nel suo viaggio, incitandolo a perseverare anche quando appaiono ostacoli lungo il cammino.

5.       Affrontare i demoni: i nostri “demoni” sono una metafora delle nostre paure, delle nostre convinzioni limitanti, delle dinamiche interne che ci guidano ogni giorno della nostra vita e magari ci impediscono di realizzarci come vorremmo, oltre che di tutte quelle crisi grandi e piccole che nascono in noi quando ci troviamo davanti ad una circostanza o un evento qualunque e si attivano una serie di sponsorship negative, sia interne che esterne a noi, che sembrano opporsi al nostro viaggio e alla nostra realizzazione.

6.       Trasformare il “demone” e se stessi: per proseguire nel percorso verso la realizzazione dei suoi sogni il coachee ha bisogno di trasformare i propri demoni, facendo si che essi possano diventare a loro volta custodi e risorse. Gli strumenti per far si che ciò avvenga sono molteplici, ma quelli principali si possono raggruppare in due categorie principali:
a.       conoscere e gestire le proprie dinamiche interiori;
b.      sviluppare una speciale abilità o utilizzare uno strumento o una risorsa speciale.
In entrambe le procedure il coach, nel suo ruolo di custode, può essere molto efficace nell’aiutare il cliente a uscire da una mentalità da vittima. Il coach può aiutarlo a focalizzare che i suoi veri problemi non sono fuori di lui, bensì nelle sue zone d’ombra interiori, in tutte quelle emozioni, convinzioni, mondi congelati che non gli permettono di gestire al meglio la propria esistenza. Allo stesso modo poi, il lavoro del coach spingerà il coachee a rintracciare tutte le sue potenzialità sopite e ad acquisirne di nuove, che potrà in breve tempo padroneggiare e utilizzare autonomamente in ogni circostanza.

7.       Completare il compito: trovare il modo di rispondere alla propria chiamata va di pari passo con il dare vita ad una nuova mappa del mondo che tiene conto delle scoperte fatte durante il viaggio e permette al coachee di compiere una trasformazione personale perché in possesso di una consapevolezza nuova cui prima della partenza non aveva accesso.

8.       Ritorno a casa: una volta compiuto il viaggio, il coachee è pronto per tornare alla sua vita ordinaria, come persona trasformata, e condividere la sua conoscenza e l’esperienza con gli altri.


E voi, in che fase del vostro viaggio vi trovate????


Per saperne di più sul mio lavoro e su come si integrano in esso la cornice del viaggio dell'eroe e le tecniche energetiche non esitate a scrivere a virna.trivellato@yahoo.com.

27 gennaio 2013

Isolamento creativo...

La prima vera guida che possiamo avere e l'unica che abbia un navigatore satellitare così perfettamente sintonizzato da essere in grado, se ascoltato, di portarci nella strada più buona per noi, siamo noi stessi.

LA NOSTRA GUIDA E' DENTRO DI NOI.

Ma allora perchè a volte ci pare di avere smarrito la strada?
Perchè ci sentiamo persi, vuoti?
Perchè proviamo sofferenza, nelle più svariate sfumature?

Il mio modesto parere è che questo avvenga perchè in qualche modo OPPONIAMO RESISTENZA, ALLA VITA E AL CAMBIAMENTO.

Molti di noi vivono con la convinzione che cambiare sia terribile.

Moltissime volte, nel corso della nostra esistenza, fronteggiamo eventi che cerchiamo, che scegliamo, o altri che ci capitano fra capo e collo, ma comunque implicanti un cambiamento e a quel punto "sbarelliamo".... e spesso, invece che accogliere le potenzialità del nuovo, passiamo tutta la vita a rimpiangere ciò che era..


Non dico certo che un lutto, la perdita di una persona cara, la perdita di un lavoro, cambiare casa, interrompere una relazione ecc.ecc., avviare un nuovo lavoro, siano cose da farsi alla leggera e che non hanno nessuna implicazione.
Anzi, proprio per le implicazioni che possono avere dovremmo smettere di combatterle e imparare invece ad accoglierle..

Nella mia personale esperienza di vita niente è costato di più che imparare a non cercare sempre un perchè, ma sebbene io sia ancora profondamente convinta che tutto ha una ragione di essere è anche vero che ora mi rendo conto che non tutto è comprensibile dalla mente, perchè solo il cuore, solamente la nostra vera essenza, ne colgono la motivazione profonda, che non necessita di accompagnarsi a spiegazioni razionali.

Molto spesso, però, dopo un evento che ci cambia la vita, o perfino prima che accada, ci sentiamo "sfasati", confusi, poco lucidi...

E se per caso questo evento richiede una grossa DECISIONE da parte nostra, capita anche che spesso non ne vogliamo proprio sapere di prenderla, e ci troviamo in stallo, come sotto scacco.

Cosa fare allora?

CHE COSA FARE QUANDO TUTTO E' STATO STRAVOLTO DA QUALCOSA CHE NON CI ASPETTAVAMO?

CHE COSA FARE QUANDO TUTTO FILA NORMALMENTE MA NOI NON CI SENTIAMO PIU' AL NOSTRO POSTO?

COSA FARE QUANDO DOBBIAMO AFFRONTARE UN GROSSO CAMBIAMENTO?

Il mio consiglio è IMMERGERSI NEL SILENZIO.

Molte spesso non riusciamo a dare retta alla nostra voce interiore, all'impulso che ci anima e ci dice dove andare e cosa fare, ma esso non sta mai zitto....

Anche quando proviamo sofferenza si tratta ne più ne meno di un segnale.
Un campanello di allarme, tanto più forte, quanto più ci siamo discostati da noi stessi, che ci avverte che dobbiamo cambiare rotta.

Ma quale è la rotta da prendere?

Ciò che voglio suggerirvi è di ASCOLTARVI PROFONDAMENTE.
CERCATE LA RISPOSTA DENTRO.

Non ci sono scuse.
Non ci sono famiglia, lavoro, amici, impegni che tengano.

Quando ci sentiamo "scollati" da noi stessi l'unico modo per tornare a sentire ciò che dice la propria voce interiore è un pò di sano isolamento creativo.

Trovate il modo di prendere un pò di tempo per voi.
Mandate i bambini dai nonni, da zii, amici.
Lavorate un'ora di meno.
Accantonate le pulizie.
Chiedete ad amici, patner, conoscenti di lasciarvi soli per un pò.

E fatevi queste domande.

DOVE SONO OGGI?
DOVE VOGLIO ANDARE?
COSA VOGLIO?

Mi piacerebbe molto che poteste porvi queste domande più e più volte, finchè le risposte non vi saranno chiare...
Mi piacerebbe molto anche parlarne, se vi fa piacere.

Ma in ogni caso provate...

Provate a immergervi in un pò di ISOLAMENTO CREATIVO.
Vedrete che LA STRADA SEMBRERA' IMPROVVISAMENTE PIU' LIMPIDA DAVANTI AI VOSTRI OCCHI!

22 gennaio 2013

STORIA DI UN UCCELLINO CHE VOLEVA RIENTRARE IN GABBIA

Domenica scorsa ho tenuto un corso base di EFT e mentre picchiettavo con una volontaria su un disagio fisico sono emerse alcune convinzioni limitanti, piuttosto comuni, che le sono infinitamente grata per avermi mostrate.

Tutto quello di cui parlavamo mi ha fatto tornare alla mente un episodio di questa estate.
Eravamo fuori dalla casa di mia sorella e stavamo per partire per le ferie.
Davanti alla casa dei vicini, già partiti per le vacanze, c’era una comune gabbietta con dentro un grazioso uccellino tutto colorato.
La cosa strana è che si sentiva un canto molto melodioso e continuato provenire da qualche altra parte.
Dopo un po’ la nostra attenzione è stata attirata dal volo di un altro uccellino, uguale a quello dentro la gabbia.
Alla prima impressione sembrava che, prima che i suoi padroni partissero, uno dei due uccellini di loro proprietà fosse scappato e rimasto fuori esposto ai pericoli.
Abbiamo chiamato il loro telefono ed è emersa una verità diversa.
Loro avevano un solo uccellino.
Il secondo, scappato da chissà dove, aveva sentito cantare quello in gabbia e voleva assolutamente entrare dentro con lui.
Morale??
 A volte si ha più paura della libertà che delle gabbie… e qualche volta, dopo essere usciti da una, non facciamo altro che cercare di entrare in un’altra simile.
(adesso comunque i vicini di mia sorella hanno due uccellini J).


Ma che cosa può rappresentare una gabbia per noi?

Tutto quello che ci limita e non ci fa vivere la vita al pieno delle nostre possibilità.
E’ una “gabbia” tutto ciò che non ci permette di realizzare pienamente noi stessi.

A volte ci sono limiti fisici e oggettivi che non sembra possibile superare, ma che possono essere stimoli per vivere una vita più piena di quanto avremmo mai potuto avere senza che essi fossero presenti.

Altre volte capitano eventi anche molto forti che scombinano le carte sul tavolo della nostra esistenza, ma è anche vero che non sono mai gli eventi a fare la differenza, bensì il modo come noi decidiamo di agire nel momento in cui ci troviamo di fronte ad essi.

Molto spesso le “nostre gabbie” hanno sbarre che creiamo noi stessi con i nostri pensieri e queste sbarre sono formate di ricordi, paure, convinzioni limitanti, fantasie, energie congelate provenienti dal nostro passato e timori per ciò che potrebbe capitare o ri-capitare nel nostro futuro.

Durante la sessione tenuta domenica la ragazza di fronte a me ha raccontato che, per certi versi, le pareva di essere cresciuta in una morsa, con genitori che cercavano di limitarla in tutto, e che una volta diventata adulta aveva trovato sulla sua strada altre persone che tendevano a dirle: “ma dove vai? Ma cosa vuoi fare?.” Tutte queste frasi, queste parole e le idee che erano ad esse collegate le si sono quasi cucite addosso impedendole di realizzare molte aspirazioni per molto tempo.
Adesso le cose stanno gradatamente cambiando, ma quando abbiamo lavorato insieme ha ammesso che spesso ha ancora la sensazione di trovarsi in una morsa, dalla quale “scivola fuori per un po’, a volte, e nella quale poi però rientra”, quasi per non creare troppo scompiglio in se stessa e negli altri.

La stessa cosa che aveva cercato di fare l’uccellino che avevo incontrato questa estate.
Nato e cresciuto in gabbia, una volta trovata presumibilmente una porticina aperta, era stato allettato dal nuovo, ma poi, terrorizzato o anche semplicemente non abituato a tutto quello spazio aperto, aveva finito per cercare un’altra gabbia in cui rientrare, per sentirsi più al sicuro.

A questo punto una domanda sorge spontanea…. Come liberarsi di tante gabbie che possono limitare la nostra vita?

Come sempre ci vogliono il desiderio e la pazienza per lavorare su noi stessi e voltare il nostro sguardo all’interno, cercando sempre la nostra metà dell’equazione e eventualmente partendo da quella.

Per fare un esempio, se io mi sveglio la mattina e penso “mia mamma mi opprime, che schifo di esistenza” non sto guardando la mia metà dell’equazione, bensì ciò che esiste all’esterno di me.
Per lavorare meglio, ottenere risultati più soddisfacenti e più in fretta, soprattutto se voglio usare una tecnica energetica come EFT o SET, o qualunque altro strumento io preferisca, posso chiedermi invece:
“come mi sento io?”
“stante l’evento x cosa provo, penso, sento nel mio corpo, nelle mie emozioni?”
“quale emozione provo in questo momento?”
“cosa vorrei che non penso di avere?”
“che disagio sto provando?”
Una volta entrati in contatto con il disagio posso poi giocare con la fantasia e farmi domande che mi aiutino a scioglierne i fili:
“se il disagio x avesse una forma e un colore, che forma e colore avrebbe?”
“se dovessi trovare un posto al disagio x, dove lo sento nel mio corpo?”
E così via…
Ovviamente potrò poi picchiettare su tutto quello che emerge.

Molte altre modalità per affrontare un disagio con EFT sono illustrate nel libro di Andrea Fredi, scaricabile gratuitamente dal sito EFT Italia, IL NUOVO CODICE DEL BENESSERE.

Inoltre mi sento di darvi un consiglio…
La nostra vita dipende dai nostri pensieri….
Quando ci sembra di stare chiusi in una gabbia, di avere davanti una difficoltà, di vedere un “demone” che ci sbarra il cammino, invece che lottare e dare energia allo scontro, un buon modo per far acquisire nuove prospettive è chiedersi una cosa molto semplice:
“qual è l’intenzione positiva dietro questa gabbia?”
“qual è l’intento positivo di questo ostacolo?”
“cosa posso vedere di positivo dietro l’evento/fatto/limite/idea/sofferenza ecc.ecc. x?”

NON ARRENDETEVI ALLA PRIMA RISPOSTA, CHE POTREBBE ESSERE “NIENTE”…
CERCATE  SEMPRE IL POSITIVO PERCHE’ E’ SU ESSO CHE POTETE COSTRUIRE!

10 gennaio 2013

Alla ricerca di una idea...

Il titolo di questo post lo devo ad una mia amica, che mi ha fatto capire quanto spesso ci raccontiamo di essere privi di idee e di obiettivi, mentre invece nel nostro cassetto invecchiano sogni bellissimi che per un motivo o per un altro non lasciamo uscire.

La verità è che tutti noi siamo impegnati, durante l'arco della nostra vita, in un viaggio, che può essere estremamente appagante o estremamente frustrante, a seconda dei pensieri che decidiamo di seguire.
C'è una grande differenza, infatti, fra pensare i pensieri o esserne "pensati".

Nel primo caso noi siamo padroni della nostra esistenza, abbiamo il pieno possesso della nostra capacità decisionale e, radicati come siamo nel nostro Qui e Ora, riusciamo a ricorrere al cento per cento delle nostre qualità e dei nostri doni, percependo cosa è buono e bello per noi e cosa non lo è.

Nel secondo caso siamo schiavi di un tipo di pensieri circolari, che ci governano mettendo alla prova il nostro intero "sistema" e impedendoci di avere lucidità. Non siamo radicati nel presente, bensì tristi per eventi passati che continuano a "perseguitare" la nostra memoria o spaventati per un futuro che stiamo solo ipotizzando e che presumibilmente non si verificherà mai.

A volte capita, si perde il contatto con se stessi e ci si trova sradicati dal presente. Nella mente i pensieri si affollano come i turisti nell'ultimo treno che torna dal Carnevale di Venezia e devono per forza stiparsi tutti nella nostra testa. :-)

Si perde il controllo delle proprie reazioni. Un avento, magari all'apparenza insignificante, riattiva un ricordo doloroso e di botto non siamo più "noi", ma la preda di una parte congelata del nostro mondo passato.


Un modo molto bello e semplice per recuperare la propria presenza mentale è lasciare fluire la nostra creatività...

Tutti noi ne abbiamo.

C'è chi ama scrivere poesie, chi sa disegnare molto bene, chi sa cucinare pietanze squisite, chi sa cucire e ricamare in maniera sopraffina....Ma questi sono solo alcuni "talenti" che si possono sviluppare.

Ognuno di noi ha sicuramente delle qualità proprie e uniche, come unica è ogni persona.

Sono certa che chi legge sa benissimo qual'è l'attività che per lui "ha un cuore" e risuona nel suo cuore!

Quando siamo impegnati in quell'attività, in quelle attività che amiamo, il tempo si ferma, i pensieri si diradano, la mente si svuota e presa com'è dalla concentrazione "creativa" si alleggerisce.... e ci consente di tornare presenti a noi stessi.

Dipingere, scrivere, ballare, scolpire, perfino giocare con i figli, uscire con gli amici, scalare le montagne o passeggiare nella natura, praticare uno sport, dedicarsi ad un'arte o anche solo cantare sotto la doccia sono tutte attività che nutrono la nostra anima e la nostra essenza e quando cominciamo a ritagliarci del tempo per noi allora iniziamo a sentire sempre di più ciò che è "buono" per noi e ciò che non ci dona energia....


Impariamo allora a fare ciò che amiamo, a seguire quell'idea creativa che magari riposa nel nostro cassetto....

Che ne dite, preferite cantare, dipingere, passeggiare o cos'altro? :-)